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  SPICCIOLI SOTTO LE ANDE
  28 luglio 2005

 

C’è bufera stasera sul Cerro el Plata, le nuvole passano con una velocità impressionante sopra la sua maestosa e bianchissima cima, la neve si innalza con pennacchi altissimi facendola somigliare ad una ciminiera. E’ una montagna stupenda il Plata, mi sta guardando dalla sua rispettabile altezza di quasi 6.500 mt. Ogni mattina mi regala delle albe sempre diverse illuminandosi ora di rosso ora di giallo prima ancora che la pianura inizi a rischiararsi e le luci della città svaniscano nel chiarore del mattino. Sulla griglia una quantità discreta di carne sta fumando a fuoco lento come di rigore da queste parti e il solito bicchiere di Sirah è appoggiato sul tavolo, quasi a rispettare un rituale qui fin troppo scontato ma così diverso da come ci siamo ormai abituati noi in Europa.
Mio cugino ci salì diverse volte lassù assieme a mio zio che da queste parti faceva la guida “andina”
“Una volta andammo lassù ad accompagnare un prete che voleva dire una messa proprio sulla cima non so per quale motivo, e a me che avevo 14-15 anni diedero uno zaino pesantissimo. Sudai sette camicie per arrivare fin sulla vetta, e dopo tre giorni di cammino quando finalmente fummo sulla cima il prete estrasse dal mio zaino una pietra pesantissima “sacra” per fare da altare, da quella volta non vado più in chiesa”
Anche a me con i preti non è mai andata molto bene, una volta a Biella stavo tra il c.o. e l’inizio prova, mi stavo allacciando le cinture preparandomi per la prova speciale, era buio e c’era molta gente ai lati della strada che guardava la gara. Ad un tratto sento picchiare sul vetro, mi giro e vedo un bel pretone sorridente attorniato da numerosi bambini, lo saluto con un cenno della testa mentre già penso alla prova speciale.
“Giovanotto Giovanotto” urlava costui.
Apro un po’ il vetro per sentire che aveva di tanto importante da dirmi
“In culo alla balena!!” Mi urla tutto soddisfatto quasi entrando dal vetro.
Fingo di ringraziarlo mentre tra me e me mormoro i più terribili scongiuri.
Tocca a me e il crono già chiama i meno 30.
Attacco un po’ di interruttori con la massima tranquillità, ma la macchina inizia a borbottare spegnendosi. Ripartirà dopo circa mezzora quando era ormai ora di tornare in albergo.
Il prete era sparito nel nulla, per sua fortuna.
Da notare che prima della gara andammo anche a fare un piccolo pellegrinaggio alla Madonna di Oropa, tutti pieni di fede, eravamo tre equipaggi, accendemmo anche delle candele e lasciammo un piccolo contributo, ma il giorno dopo nessuno di noi superò la seconda prova speciale.
Non contento di ciò, dopo un paio di anni andai anche a Fatima, ci si passava col rally del Portogallo.
Loris insistette molto perché girassi il volante e mi decidessi imboccare la strada che porta al bellissimo Santuario “Ma dai non sarai mica superstizioso”
“No superstizioso no, ma l’altra volta che ho avuto a che fare con detta tipologia di “grazie” non è andata molto bene”
Infatti il giorno dopo nella superspeciale mi saltò un tappo dell’olio, di quelli che stanno sul monoblocco e me ne tornai a casa mestamente con tutti i santini del caso che regalai prontamente a mia nonna. Insomma la casistica non mi è stata molto favorevole.
Ormai non ci faccio più caso a ‘ste cose, ma quando correvo mi ero fatto una sfilza di talismani e credenze che poi alla fine, quel cazzo di macchina si fermava lo stesso. Bisogna correre con macchine buone e guidare bene, non c’è niente da fare, altro che talismani, invece se non avevo i guanti blu guai! Se non c’era la maglietta gialla quella che usavo sempre, guai! Il sottocasco quello più usato perché vuol dire che portava fortuna perché aveva fatto più strada… bah!
Più ci si pensa e più questa spirale si ritorce contro fino a stritolarti e a far perdere il senno e anche il sedile, se te lo hanno dato.

Sempre quella volta durante le ricognizioni, che non erano altro che prove ad alta velocità con il muletto quasi uguale al gara, piombammo in mezzo ad una sagra paesana mentre cantava Luciano Tajoli, spargemmo il terrore vidi solo gambe e mentre cercavo di scappare sentivo i colpi sul tetto dati dai “sagranti” incazzati neri, rischiammo una strage, ma chi va pensare che nel mezzo di una prova speciale in un paesino sperduto all’una di notte si mettesse a cantare Tajoli e la gente a ballare il liscio dopo una fila di sinistra e destra 5 da cui si arrivava a bomba… Andò bene e la sera successiva c’erano dei cartelli enormi con scritto ATTENZIONE SAGRA…. Forse non fui l’unico!

Una volta a Limone Piemonte durante una specie di shake down che allora si faceva lungo un pezzo di strada qualunque, fui irritato dal cambio che fischiava molto e ogni tanto si bloccava.
Ne feci un casino tale che il cambio fu smontato sotto i miei occhi, aperto e controllato.
“Vedi non ha nulla” mi diceva Repetto mentre mi mostrava gli ingranaggi sfilati.
“Si ma l’altra volta funzionava bene e non faceva sto rumore di ferraglia” Niente da fare mi fu rimontato e il giorno dopo alla partenza della seconda prova si inchiodò costringendo i meccanici che vennero a prendermi a togliere i semiassi per portare la macchina a casa, secondo me non c’era l’olio, ma non fui mai in grado di saperlo.

Quell’altra volta invece al 4 regioni andò meglio, al mattino presto mi saltò davanti una lepre, la ricordo ancora, illuminata dai fari nel sottobosco che correva davanti a me che cercavo in tutti i modi di evitarla. Non riuscivo a farla saltare via al lato della strada pur cercando di zigzagare un po’. Ad un certo momento la strada faceva una curva secca a sinistra e la lepre sparò dritto dentro il prato che stava sulla tangente… e io dietro. Poco ci mancò che restassimo là, me la cavai con un paio di retromarce e un pezzo di spoiler anteriore che restò là oltre agli insulti di Loris che durarono fino a fine prova.
Fu una gara durissima, l’ultima prova speciale, dopo due giorni quasi continui era una Ronde dalle parti di Cecima della ragguardevole lunghezza di 50 km. faceva un caldo micidiale, non avevo mangiato nulla e bevuto poco niente, non c’era nulla a quei tempi, spesso ci si fermava nei bar anche durante la gara e poi si correva molto durante la notte e di notte la gente dormiva, per cui si dovevano attraversare dei momenti abbastanza difficili anche fisicamente, dopo il secondo giro sui tre previsti iniziai a sentirmi male, brividi e lo sguardo che si annebbiava, vedevo tutto rosso.
Tirai giù il finestrino e buttai fuori la testa slacciando le cinture, per quasi una decina di km., riuscii a malapena terminare la prova e subito dopo mi buttai sotto un albero con la voglia di non alzarmi più.
Ma la gara più dura in assoluto fu il Piancavallo 1984, la prima tappa partiva verso la mezzanotte per arrivare la sera del giorno dopo verso le 20. Poi il giorno dopo dalle 8 del mattino alle 6 di sera, per un totale di una cinquantina di prove, qualcosa come 700 km. di prove speciali, me lo ricordo ancora adesso, feci dei tempi bellissimi con la 1.000 piste, vinsi anche una prova e nella ripetizione della stessa feci lo stesso tempo girandomi e spegnendo il motore. Poi si ruppe il ripartitore di coppia, che era il punto debole della piccola vettura francese, ormai ero alla fine della gara, mancavano una decina di speciali e avrei potuto conseguire un piazzamento nei 5 assoluti, al giorno d’oggi con quel chilometraggio avrei fatto mezzo CIR.
All’unico riordino, quello di Ravascletto entrammo in un ristorante a mangiare, eravamo una decina tra piloti navigatori e addetti vari, la signora che arrivò a prendere le comande ci presentò il menù a voce.
Decidemmo più o meno la stessa cosa tutti, un piatto di pasta e dell’affettato, da bere acqua o la solita Coca Cola.
“Bene” disse la signora. “Allora sono 10 paste, 6 affettati, 5 Coca Cola, tre di gassata e due di naturale… fanno 158.000 lire”
“Veramente signora” feci notare abbastanza pacatamente “Prima sarebbe utile che lei ci portasse la roba da mangiare e poi NORMALMENTE si paga il conto”
“ Eh no! A voi del rally bisogna chiedere i soldi prima, non facciamo credito!!”… Pensa te!

Ormai di tante gare non resta che un’immagine o un ricordo sbiadito, quelle che restano più nella memoria sono quelle in cui succede qualcosa di strano o qualcosa di particolare.
Ad un Colline di Romagna la macchina aveva un differenziale talmente duro da guidare che facevo uno sforzo enorme ad ogni tornante, soprattutto in uscita quando acceleravo la macchina andava dappertutto, finchè andai a toccare il lato destro della macchina contro una roccia che sporgeva un po’. Si piegò la ruota chiudendo la convergenza e rendendo ancora più difficile la guida.
Chiamammo immediatamente il furgone dell’assistenza indicandogli di incontrarci a fine prova dove avremmo sostituito il braccetto e la gomma che era andata sulle tele.
Era notte fonda.
“Dove vi trovate adesso?” Chiedeva Loris ai ragazzi.
“Siamo a 15 km dal fine prova, stiamo arrivando, più forte di così non possiamo!”
“La prova l’abbiamo finita adesso, veniamo avanti piano per non fare altri danni anche perché la gomma è messa male”
“Abbiamo deciso di fermarci qui abbiamo trovato uno spiazzo ideale”
“ Ma come… non dovevate venirci incontro!”
Capimmo l’arcano quando arrivammo e vedemmo il furgone in mezzo ad un campo, i ragazzi erano arrivati troppo forte in una curva ed erano usciti dritti in mezzo al prato dal quale non riuscivano più ad uscire, senza perdersi d’animo avevano scaricato tutti i ferri per fare l’intervento, acceso tutte le luci, steso il telone sopra il fango e ci stavano aspettando, uno stava in strada per guidarci fino al furgone, in mezzo agli arbusti che avevano tagliato non so come, ne uscirono alcune ore dopo solo con l’aiuto di un contadino e del suo trattore che tirarono giù dal letto alle quattro del mattino…

I pensieri vanno veloci e silenziosi come le nuvole intorno al Plata che sta cambiando colore ancora una volta. Poco più lontano il Tupungato, un vulcano spento che tocca quasi i 7.000 sta dentro alle nuvole quasi completamente, forse il tempo va a cambiare e il vento del sud che quaggiù porta il freddo si sta alzando anche qui in valle, le luci della città là in fondo, lontano, fanno capolino mentre le altissime cime delle Ande sono ancora illuminate dal sole che tramonta, uno spettacolo unico.
Il bicchiere è vuoto e la carne sulla griglia è pronta…

Buone vacanze!