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SAN VITTORIO E LA LANTERNA
24 maggio 2005

 

San Vittorio cade il 21 Maggio.

21 maggio 1988 partecipo una tantum al rally di Schio e mi tiro contro un muro alla prima prova speciale, causa un ghiaione portato dentro da un temporale notturno che la sera prima non c’era.
21 maggio 1989 partecipo al Rally della Lanterna sempre con il numero 1 e mi tiro contro un muro alla prima prova speciale… causa il cartello di fine prova perfettamente in mezzo alla strada (incredibile ma vero).
21 maggio 2005 partecipo al Rally della Lanterna dopo 15 anni di assenza dalla corse (se escludiamo la breve parentesi del Rally di Andora).
Beh… San Vittorio vedendo la mia andatura piuttosto prudente non trova di meglio che farmi cadere una delle 16 valvole dentro ai pistoni, il terzo per la precisione e in trasferimento anche… pazienza in prova speciale dove almeno avrei potuto pensare di aver approfittato del povero 4 cilindri Citroen ma in trasferimento ad un’andatura da parroco di campagna mi fa proprio piangere.
Il povero Gianni Savio della OVS aveva le lacrime e devo essere sincero mi si sono bagnati gli occhi anche a me quando ho visto quanto ci teneva che corressi con quella macchinetta che è a dir poco fantastica e molto divertente.

L’avventura qui è iniziata meno rocambolescamente rispetto all’Andora, Marco Gallo, Mario Trolese ed Erica Martini hanno combinato tutto ed io devo dire che ne ero molto entusiasta, tutto sommato all’Andora mi ero anche divertito e ogni tanto farmi una garetta per puro spirito di passione non era poi una brutta idea. La gara con la vettura dell’OVS era in programma già due anni fa, ma poi il tremendo schianto del Salento mi aveva tolto ogni motivazione facendomi rinviare ancora questa partecipazione.
“Provala vedrai come ti diverti” Mi ripeteva Mario ad ogni occasione possibile. In effetti è una macchinetta ideale per chi vuole divertirsi.
Mercoledì sera dopo aver finito in tutta fretta il lavoro riesco a partire per Genova, anzi per Busalla dove mi aspetta Erica, una ragazza conosciuta poco tempo fa casualmente, di professione maestra di pianoforte, ma appassionata a tal punto che fa di tutto, dal navigatore all’organizzatore, ufficiale di gara insomma una multifunzione preziosissima per risolvere tutti i problemi legati a questa partecipazione.
Prima tappa a casa di Marco Gallo l’organizzatore, va subito a finire a prosecco focaccia e formaggio Asiago, ne esco con una mezza piomba e con il suo muletto che lui mi da dopo aver insistito molto e devo dire che si rivelerà preziosissimo per poter fare i tre passaggi il giorno seguente che altrimenti avrei dovuto fare con l’Audi ormai fossile della scuola. Voglio ringraziare Marco particolarmente perché lui, la signora Simona e gli altri dello staff mi hanno riservato un’accoglienza davvero fantastica.
Le prove sono bellissime, il Brugneto lo avevo fatto al Sanremo 87 (più o meno) è una delle prove più belle che ci sono nel panorama rallystico italiano e devo dire che non averla fatta in gara mi fa davvero molta rabbia, è un vero piacere schizzare da una curva all’altra lungo la salita che porta alla Casa del Romano, e poi la discesa, davvero bella e impegnativa che ti tiene il fiato in gola fino alla Z di Propata dove per una notte intera mi sono chiesto se sarei riuscito a fare la seconda parte di freno a mano senza fare “bischerate”
Portello, una prova da “note” bellissima nella salita e con un paio di curve da pelo nella discesa e poi la insidiosa Cavorsi stretta e infida nonostante la sua lunghezza relativa può fare grosse differenze. Davvero una bella gara e la partecipazione di piloti e macchine di qualità eccellente lo dimostra.

Il problema più grosso per me è quello di mettere la tuta e soprattutto tirare su la cerniera…ma nonostante questo vistoso handicap riesco anche ad entrare nella piccola Saxo che sembra un giocattolo di quelli a pedali nei quali i bimbi si infilano. Bella! Con la leva del sequenziale come le macchine vere, il display con il contagiri! Chissà se riesco a guidarla. Uhm…
Dopo aver patito un po’ nell’aspettare che il mitico Nando Montali venga ad appiccicare il bollino di “verificato” partiamo per lo Shake Down. Non va male, anzi! E neanche le Yokohama che l’amico Colzani mi ha messo sotto in uno slancio di generosità, non vanno per niente male.
Faccio quattro passaggi piuttosto prudenti, cercando di capire il rumore del motore per la cambiata, cercando di mettere le marce giuste e soprattutto cercando di non tirarla da qualche parte, cosa che ultimamente mi terrorizza più che mai, invecchiando si diventa dei fifoni.
Va bhe! Erica mi guarda un po’ indecisa, vuole forse dirmi che sono un fermo e invece mi dice “L’ultimo passaggio hai guidato bene” meno male… Se lo dice lei che suona il piano!

Andiamo a fare le note della prova spettacolo con la mia Audi e guida Mario, Erica dietro inizia a scrivere, ma dopo due curve le dico “ Ma cosa vuoi fare le note qui dentro! Ci sono quattro curve in croce, meglio che conti i giri vah… che non giriamo fino a domani” Ne esco un po’ contrariato, le prove spettacolo sono sempre insidiose e quello che è successo a Patrizia lo scorso anno è davanti ai miei occhi quando il semaforo diventa verde e parto. Praticamente è una prova monomarcia tutta in seconda, se metto la prima mi fermo, poi provo il freno a mano ma la prima volta invece tiro la leva del cambio e metto la terza, spavento! La intraverso ed evito la figuraccia davanti al mondo. “Ma cavoli dov’è sta leva che non la trovo. Divertimento meno di zero mi sento un neopatentato alla selezione per le giovani promesse con l’illusione di vincere un rallysprint, finalmente un commissario mi manda fuori, ma non ho ancora capito come si guida quella macchina, come vanno i freni, se frenano davvero o no, il freno a mano, le marce boh!
Mario mi telefona “Dovevi mettere la prima” un altro “E’ troppo morbida” un altro “Partiva dietro” mi incazzo col mondo e soprattutto con Erica che mi dice “Manuel ci ha dato un minuto” Villa ha girato assieme a noi e sono sicuro che ha fatto meglio anche perché peggio di così non si può, ma un minuto su tempo due in quattro giri non me lo da neanche Gesù, così ne approfitto per mandare a quel paese anche lei. Sono nero non riesco a guidare e domani si parte.

La notte passa serena nonostante la Z di Propata continui ad affacciarsi sinistramente nella mia mente poi con il freno a mano che non ho ancora capito sarà davvero un impresa non farsi fischiar dietro da mezzo mondo.
Partiamo e al refulling subito un brivido “Hai la chiave del serbatoio?”
“Mai visto chiavi” trafficano un po’ e la trovano appesa dentro, meno male.
Il trasferimento è davvero brutto, semafori dappertutto e davanti a me la Mitsu numero 33 che quasi mi asfissia ogni volta che parte buttando fuori una quantità di fumo nero e benzina incombusta da uccidere un dinosauro. Finalmente siamo vicini alla partenza, scendo metto le gomme alla pressione di partenza, mi sento bene tutto sommato, neanche emozionato, mi sono ripromesso di fare il primo giro per prendere in mano il tutto e poi di alzare l’andatura più avanti, la gara è lunga e conto su quello.
Le cinque luci del semaforo iniziano ad accendersi, parto, cercando di guidare meglio che posso e di non fare il fenomeno, ammesso che sia ancora in grado di farlo, ogni volta che Erica chiama 4 alzo il piede, guardo di là e poi rimetto giù e poi mi dico “Ma qui ci stai in pieno tonto” e scuoto la testa, però diciamo che era previsto, la macchina è carina da guidare obbedisce bene al vecchio pilota e mi accorgo ad ogni curva che ce n’è ancora, riesco anche a fare delle linee decenti anche se non sempre, le staccate fanno ridere i polli e ogni volta mi trovo ad avanzare un pezzo di strada, va beh faccio esperienza si sa mai, ora che Duval è stato silurato se dimostro alla Citroen di essere affidabile magari prendono me ricordandosi di come andavo con la Visa. E’ incredibile penso a metà prova che da fuori sembriamo fermi e da dentro invece è tutta un’altra faccenda. Credo di aver usato il 60% della macchina forse meno, ho acceso la luce della cambiata due o tre volte, poi una volta mi sono anche incasinato con la leva del sequenziale e ho fatto una “uno” in terza vedendo Erica che allungava le gambe sulla pedana e smetteva di leggere.
La discesa è una continua baruffa con il freno a mano e verso la fine inizio a capire che bisogna tirarlo secco e forte senza avere il piede sul freno altrimenti va dove vuole lei, a dire il vero sarebbe una cosa che insegno ma qui mi era passata dalla testa. L’unica vera bestialità della prova l’ho fatta sull’ultima inversione dove c’era un sacco di gente, quando ho scalato le marce si è spento il display e convinto di avere la prima ci sono invece entrato in terza praticamente bloccandomi in uscita, sono sicuro che avrò perso dei clienti in quella inversione…

La prova finisce, ho le braccia un po’ pesanti e la gola secca ma per come siamo andati il tempo non è male, “Ci sono altri 125 km. di prove vedrai che tra poco inizio a prenderci le misure” dico ad Erica che risponde “Mi sono divertita, siamo andati bene senza mai rischiare nemmeno un filo e neanche tanto piano”
Partiamo verso il Brugneto la Z si avvicina. A Montebruno Erica mi dice “fermati che devo ancora chiudere il cameracar”, accosto e mi fermo poco prima di una pattuglia della stradale che mi inquadra con il laser nonostante l’andatura ridicola. Riparto ad andatura ancora più bassa e passo davanti ai militi desolati per non aver potuto applicare chissà quali sinistre norme sulla incosciente circolazione di una vettura da rally. Dopo qualche chilometro ci sono dei lavori in corso e un semaforo che sta rosso, mi fermo e quando riparte va a tre cilindri. “Si sarà mica imbrattata una candela” penso ma mi pare strano, do due sgasate ma continua ad andare a tre accelero e vedo del fumo bianco da dietro. Fine del gioco.
Peccato perché forse mi sarei divertito, quasi mi scende una lacrima, mi spiace molto per Gianni, Erica e Mario che ci tenevano tanto, ma anche per me era bello ritrovarsi a giocare ai rally dopo tanto tempo, non so se ci riproverò, per ora non credo, meglio lavorare.


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