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23 ottobre 2004

Seduto su una gomma, sguardo nel vuoto, attorno a lui un turbinio di meccanici. Miki Biasion non si dava pace, più di un minuto da Delecour nella sua prova preferita,

St Jean en Royans, una prova in cui il piccolo veneto aveva sempre fatto la differenza, una prova che conosceva a memoria nonostante i suoi 35 e passa chilometri, vi aveva fatto sopra otto Montecarlo e una miriade di test di tutti i generi, no non era possibile.

A fine 1991 l’annuncio shock “La Lancia si ritira dai rally” Miki approdò senza grandi fatiche nella squadra inglese con un ingaggio record, si parlava di 13 miliardi più lo sponsor Marlboro che a quei tempi non era poco per tre anni di contratto. Come altre volte ero stato chiamato al Montecarlo per fargli da ricognitore, al mio fianco Max De Antoni simpatico maestro di sci friulano che aveva diviso a suo tempo l’abitacolo con piloti quali Tonino Tognana e ad Adartico Vudafieri.

Ogni pilota aveva ben tre ricognitori, la lunghezza della gara e le difficoltà logistiche di quei tempi erano davvero enormi al cospetto dei girotondi moderni. Ci trovammo in un garage ad Aubenas e dentro c’erano nove muletti con tre squadre di meccanici pronti a consegnarli a noi, mi distrassi un secondo e a me toccò un bellissimo esemplare di Sierra 4x4 ma con la guida a destra, era un muletto di Malcom Wilson e sinceramente non capii come capitò a me, ma me lo dovetti tenere tra le risate generali.
Mi sembrava di circolare con un tram e mi sentivo davvero imbranato a fare qualunque manovra, soprattutto nel traffico cittadino. Poco dopo ci convocarono in una riunione dentro ad una stanza del garage dove ci spiegarono le gomme a disposizione, il nostro compito e le terminologie da usare, ci dettero anche una giacca a vento con la raccomandazione/obbligo di restituirla a fine rally, gli inglesi sono sempre inglesi.

“Hi Vittorio!!!” Mi sentii chiamare da dietro e battere sulla spalla con insistenza.
Mi giro e chi vedo?
Ma si proprio lui Mr. John Taylor, l’irascibile quanto frenetico artefice del mio programma Escort turbo del 1985.
Mi fece una festa incredibile, come se ritrovasse un figlio disperso in Russia, dimenticando che ci eravamo lasciati piuttosto male, quando gli avevo estratto una biella della sua povera vettura stanco di essere preso per i fondelli .
“Ma che ci fa qui John ?” Chiesi preoccupato a Tiziano Siviero.
“Eh è il direttore generale, insomma quello che comanda.”
“Maaa….. sei sicuro ?”
“Perché? Che problemi ci sono” Rispose preoccupato.
“No niente…. Niente”
Accidenti, improvvisamente mi tornarono in mente tutte le sequenze del mio calvario di quegli anni e lo richiamai indietro. “ Tiziano, guarda che quello non capisce niente, regolati. Abituati in Lancia qui dovrete sudare nove camicie anche per fare benzina”

La Ford aveva qualcosa come 100 meccanici per quella gara, tre vetture in gara, nove ricognitori, uno spiegamento di forze incredibile, volevano vincere a tutti i costi. Dall’altra parte la Toyota e la Lancia, con la nuovissima Deltona una vettura tremendamente competitiva e alle spalle la miglior squadra del mondo erano pronti a dare battaglia.
Miki è sempre stato un bel pilota, veloce e molto affidabile, con un’esperienza di messa a punto invidiabile, ingaggiato per portare alla Ford il primo vero mondiale dopo quello del 1981 conquistato da Ari Vatanen con il team di David Sutton e non dalla squadra di Boreham, Miki doveva terminare lo sviluppo della Sierra e contemporaneamente iniziare quello dell’Escort RS Cosworth che doveva diventare l’ammazzarally degli anni ‘90.
Ma qualcosa non girava dal verso giusto.
“Non mi trovo con sta macchina, le mie soluzioni sono state scartate e la macchina è fatta da Delecour, lui usa molle durissime, la macchina rimbalza da una curva all’altra, non è la mia guida, ogni tanto mi trovo a guardare il bosco e ogni tanto i burroni, non la sento” Lamentava Miki demoralizzato.
“Ma Taylor che fa ?”
“Non so non parla mai, sta sempre con Delecour”
“Strano! Di solito urla con chiunque gli capiti a tiro”

Il sole aveva appena rischiarato i furgoni di servizio piazzati all’interno di un paesino nell’Ardeche quando rombando arrivò la Ford di Biasion. Immediatamente la vettura venne messa sui cavalletti mentre un fragore di pistole smontagomme e di generatori copriva le concitate parole dei presenti.
Miki venne con molta calma verso di me infilandosi la giacca a vento.
“Com’è la prova?”
“Niente di strano, qualche placca di verglas, ce l’hai segnata sulle note, ma dimmi piuttosto come va?”
“Cosa vuoi che ti dica… a me sembra di tirare, ma i tempi fanno schifo, le prendo da tutti, ora cambio molle e ammortizzatori poi vediamo.”

Anche l’altra vettura quella di Delecour arrivò rombando, e immediatamente fu alzata anch’essa.
Francois però non scese nemmeno dalla macchina e restò a bordo con il casco in testa, per tutta la durata del servizio, trenta minuti a guardare nel vuoto, solo sua moglie Solange si avvicinò a lui e gli parlò un po’ passandogli affettuosamente da bere.
Mi impressionarono i suoi occhi che sbucavano dalla feritoia del casco integrale, fissi nel nulla.
“Ma che cosa gli date da bere a quello?” dissi ridendo a Tiziano.
“Finora è sceso una sola volta, non parla mai e sta lì”
“Che antisociale!”

Le Lancia intanto stavano facendo il vuoto, con Auriol scatenato, Delecour marciava intorno al quarto posto, Miki indietro, in posizioni che mai aveva visto durante la sua carriera, la gara era praticamente secca e la temperatura mite, nessuna difficoltà con la scelta delle gomme.
Passò la notte, fredda umida e stupendamente affascinante, rischiarata dalla luce dei fari e sbiancata dalla brina che ricopriva il suolo rendendo le strade infide, il vero cruccio del “Monte” il verglas.
Il verglas è come un fantasma bianco che appare e scompare, ti spia e qualche volta decide di ghermirti senza speranza, spesso non si vede, si sente… e quando si sente, da buon predatore, è già tardi.

Il momento più brutto di una notte da rally è l’alba, quando le ossa scricchiolano sotto il peso della fatica, il freddo e l’umidità trafiggono il midollo e fanno urlare ogni centimetro del corpo.
I furgoni erano sempre lì, in un altro paese simile a quello del mattino precedente ma distante qualche centinaio di chilometri, i meccanici incappucciati scrutavano verso l’alba gelida sbattendo i piedi per terra aspettando il rombo della loro vettura. Di fronte la stessa scena con altri uomini pronti a gettarsi sotto la macchina in arrivo per sistemare un mare di piccoli problemi e prevenirne altrettanti.
Arriva Didier e scende immediatamente, fumante dal sudore si infila un berretto di lana e sparisce nel grande camper.
Poi arriva Miki, entra nel piazzale e scende dalla macchina.
“Come va adesso’”
“Niente sempre solito, senti guardami le note, non vorrei aver qualche problema, non riesco ad andare mi pare di guidare un transatlantico”
“Ma se le prove sono sempre quelle, non credo che sia colpa delle note” Non finii nemmeno la frase che già era sparito dentro al camper.

Delecour stavolta scese dalla vettura, saltellò intorno alla macchina dando ordini a tutti e poi sparì sul camper anche lui. Niente di particolare, tutto tremendamente normale.
Passò anche la giornata così com’era passata quella precedente e la sera con nostra immensa gioia la gara si fermava permettendoci un meritato riposo.
Ci avevano prenotato l’hotel de la Gare vicino a Digne, una stamberga di zero stelle con vista treno e camere sottozero. Fui costretto a dormire con la giacca a vento, il bagno in fondo al corridoio aveva solo l’acqua fredda e in camera un vetusto lavandino a cui faceva ribrezzo avvicinarsi, solo in Francia esistono certi... hotel.
Anche Fiorio e Pirollo erano con noi, per fortuna, almeno ci scambiammo due risate facendo dei paragoni tra la Lancia e la Ford e la gara a chi aveva la stanza più disagiata e brutta.
In effetti sia a livello di squadra sia a livello di macchine era come uno dei nostri mediocri team privati di quel periodo.
“Ma secondo te come mai Miki non va” Era il discorso ricorrente
“Non lo so, so che se avesse la Lancia ora starebbe a giocarsela con Didier e Carlos”
“Anche noi nei due anni scorsi ne abbiamo passate di tutti i colori, non hai idea…” Ribatteva Gigi Pirollo scuotendo la testa.
“Ma allora mi chiedo, cosa lo hanno preso a fare, per pagarlo quella cifra e poi farlo arrivare ultimo”
“Sai lì dentro, ci sono vari problemi, vari comandanti e varie scale gerarchiche, non è come da noi”

Iniziai a fare due conti.
Ghidella era andato alla Ford, dopo aver passato molto tempo alla Fiat ed era uno dei sostenitori della Lancia nei rally, non a caso una volta partito lui chiusero tutto. Molto probabilmente aveva messo lui Alex Fiorio alla Ford e una volta che costui era stato mandato a casa ci aveva messo Miki Biasion. L’operazione avrebbe portato il mondiale in casa Ford in un paio d’anni e lui avrebbe avuto la soddisfazione anche commerciale di ripetere il miracolo Delta.
Alla Ford Motorsport teoricamente comandava il vecchio Peter Aschroft, ormai in odore di pensione, non andava nemmeno più alle gare e subito dopo l’arcigno John Taylor, un integralista conservatore, convinto che il mondiale si potesse fare ancora con due furgoni e un break. Arrivati Biasion e Siviero, vista l’organizzazione artigianale della squadra fu immediatamente fatto notare che con quella squadra si poteva al massimo vincere il rally sprint sotto casa e qualcuno vide minacciata la propria posizione e la propria politica dai soliti italiani sapientoni.
Ora per costui non restava altro che dimostrare ai vertici che i soldi spesi per Biasion e Siviero erano soldi buttati al vento, i rinnovamenti richiesti da costoro erano inutili e dispendiosi e che avrebbe vinto tutto a modo suo sfruttando un pilota pescato nel nulla e che non costava nulla.
I conti iniziavano a tornare.

Delecour fece una bella gara, indubbiamente andava fortissimo, l’anno prima aveva perso il Monte all’ultima prova speciale, quasi alla fine perse una ruota, capita…
Miki continuava a scuotere la testa.
“Stasera appena finisci l’ultima prova vai a vedere un paio di passaggi, poi mi dici che cosa ti sembra, perché qui non capisco proprio da dove arrivano tutti questi secondi”
“Miki sono appena tornato dalla prova che hai fatto adesso, ho già visto abbastanza, non hai motore”
“In effetti sembra anche a me ma sai questa macchina non è come la Delta, piccola e nervosa, la senti pesante e non ci si rende conto se va o no”
“Guarda mi pareva che perfino il gruppo N di Manfrinato andasse di più”
Scese dalla gomma sulla quale era salito per parlarmi e si sparò da Taylor. Lui sempre calmissimo ed educato espose il problema, mentre l’inglese scuoteva la testa.
Smontarono la centralina e sgranai due occhi, avevano la centralina di serie con dentro una eprom uguale a quello del gruppo N, roba da 500.000 Lire.
Feci un paragone con la R90 della Lancia che costava cento milioni e che sembrava la scatola comando del Tornado al cospetto.
“Ma scusa Miki, è quella la centralina ?”
“Addio! Adesso ho capito tutto qualcuno qua dentro ti sta boicottando”
Mi guardò avvilito e ritornò sul camper.

Il tramonto arrossava il mare sotto Grasse il rally era dietro a noi e convergeva ora su Montecarlo per l’ultima notte, la celebre notte del Turini.