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 BUON COMPLEANNO, DRAGO
 29 marzo 2010

 
.. la sua faccia sudata si intravedeva attraverso il casco azzurro e giallo, un fumo di vapore usciva lento dalle pinze dei freni della rossa Fulvia ormai quasi ferma vicino al furgone della Lancia. Lui freddo come un ghiacciolo, determinato come un leone, cinico come l’aquila, veloce come il ghepardo. Aveva appena cappottato al Ghertele in un freddissimo San Martino del 1972, una rotaia maldestra e il Drago l'aveva messa su di un fianco, lui che aveva vinto da pochi mesi un rocambolesco quanto leggendario Montecarlo, quello della Fulvia numero 14, lui che conosceva solo la parola vincere, era lì davanti a me pronto a ripartire per  riportare a casa il rally nonostante il tempo perso.  (Vinse la prova dopo, la terribile Marcesina di 30 km con un

minuto sul secondo). Fu quella la prima volta che lo vidi davvero in faccia, un mito che resterà un mito per tutti coloro che lo hanno visto danzare tra le curve di tutte le gare del mondo a bordo della difficilissima Fulvia e poi in seguito sulla magnifica "bestia per vincere" la Stratos.

Sandro il taciturno, Sandro lo scontroso, un carattere tutto suo che mascherava una classe unica. Sandro era Munari per tutti, i rally devono molto a lui almeno in Italia dove la specialità si è fatta conoscere proprio grazie alle sue gesta e alla sua popolarità che negli anni settanta rasentava quella dello sciatore Thoeni o del tennista Panatta. Lui sapeva tirar fuori la classe sempre, non picchiava mai e vinceva sempre quando la macchina gli consentiva di vedere il traguardo spesso umiliava i suoi avversari che di lui portavano un rispetto unico, il drago era il drago punto!

Fu messo da parte troppo presto quando la Lancia Stratos che aveva vinto tutto fu pensionata per far posto alla più commerciale 131 in quel momento lui passò da primattore a pilota scomodo, "Vollero vendicarsi di me per tutti i dispiaceri che gli avevo dato con la Lancia" mi disse una sera davanti al camino quando ancora beveva qualche bicchiere di vino e passavamo delle sere intere a masticare rally sognando io di diventare come lui, "Non gli andava giù” Continuava  “Che io andassi più dei loro Alen e Rohrl" guardavo il fuoco assieme a lui, era storia recentissima ormai si preparava a fare l'ultimo Safari prima di dire addio a tutti. "Si quella gara è la gara più bella del mondo e non l'ho vinta solo per una distrazione dell'aereo appoggio radio" Nel 1975 a gara ormai finita e vinta bucarono due gomme quando tutti erano all'arrivo ad aspettarlo per festeggiare, Maiga dovette andare a cercare l'assistenza in autostop, restarono fermi per ore fino a che il vantaggio che avevano guadagnato non se ne andò tutto e con esso il suo sogno di vincere quella gara stregata. "Il Safari era lungo seimila km e si doveva fare ad una media di oltre 100 km/h" era una gara ad eliminazione "Tagliavamo i soldi a metà per farci tirar fuori dal fango, metà subito e metà a lavoro ultimato, se pagavi subito scappavano e ti lasciavano là"

Nessuno portava la Stratos come lui e sorrideva quando gli facevo presente che nel 76 Bijorn Waldegaard gli aveva fioccato 4 secondi al Langan e gli aveva portato via un Sanremo che non poteva perdere. Se Cesare (Fiorio) ci avesse dato carta bianca io sarei stato davanti a Bijorn di un minuto o più prima del Langan e poteva pur darmi 4 secondi se voleva. Lui non voleva perdere mai, nemmeno quando giocavamo a tennis, a carte a monopoli, risiko o a qualunque cosa in cui era intrinseca la competizione, l'anima vincente del drago. Era uno che non cercava mai scuse anche se quella volta dei 4 secondi disse che sbagliò a regolare la barra della Stratos portandola ad avere un marcato sovrasterzo che fece fatica a controllare in diverse occasioni. Chi lo sa se davvero fu così, ma della sua parola non dubitai mai.

La sua classe era unica e vinse anche una Targa Florio in coppia con Merzario sulla Ferrari, impresa davvero molto difficile a quei tempi. Ricordo che lo incontrai al Nurburgring nel 1996 alla 24 ore alla quale partecipavo in via occasionale, ci sbattemmo addosso ai box non sapevo nemmeno che lui c’era. “Ciao Sandro ma cosa fai qua?” “Taci sono appena arrivato devo correre con la Escort del Jolly con il figlio di  Angiolini” Rimasi sorpreso e gli chiesi “Ma non hai fatto le prove allora! Ma conosci la pista?” e lui ridendo disse “ Si certo, l’ ho visto l’ultima volta nel ‘68 quando ho corso con la Fulvia”  Pronti via… e dopo le prime due ore di guida era tra i primissimi in assoluto. Il Drago è sempre il Drago pensai ad alta voce mentre cercavo di non farmi superare da uno scatenato tedesco con una Opel Astra scassata.

Ora da un po’ non lo vedo in giro è un uomo strano e fatto a suo modo, ma ho sempre indelebili i ricordi delle belle giornate passate insieme e dei suoi racconti leggendari, in fin dei conti se sono in questo ambiente in gran parte è colpa sua.
Buon Compleanno Drago sono solo 70 ma ricorda che la tua leggenda brillerà sempre per chi i rally li ha conosciuti davvero e….. dimenticavo, grazie di tutto.