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28 aprile 2004

Chi sei in realtà, tu, piccolo demone capace di grandi malefici? Tutti noi che facciamo parte di questo ambiente ti conosciamo bene, sappiamo quanto la stragrande

maggioranza delle persone che calcano le nostre scene e che, purtroppo, calpestano anche il suolo terrestre, vivano con te nell’anima. Tu mordi i cuori di chi ti cova come brace sommersa da cenere, tu massacri le notti di chi vede qualcuno più capace e sereno di lui avere il successo, tu subdola e bastarda strisci nei cervelli degli incapaci come un tarlo che tutto distrugge, tu vivi e ti moltiplichi nei cuori di coloro che non sanno ma vorrebbero essere, tu ti annidi con i venduti sotto tavoli di potere che il potere non hanno perché non hanno la serenità e la felicità.

Si cara invidia, tu sei la cosa peggiore che Iddio abbia creato e ficcato di forza nel cuore degli uomini, sei il cancro del cervello e del cuore, sei la scusa ai propri limiti, sei l’illusione di essere qualcosa di diverso da quello che in realtà un essere umano è.
Le voci di corridoio, le manovre subdole di deviazione, il tirare il sasso e nascondere il braccio, quante persone sono così? Troppe purtroppo e nel nostro mondo ne abbiamo forse più che in altri sport.

Vergogna. Profonda vergogna, ecco cosa dovrebbero provare queste persone. Ma non per essersi fatti scrollare la polvere dai loro piccoli cervelli da qualcuno migliore di loro, ma per non ammettere che la realtà è diversa … Che dire al riguardo pensando a quelli che, appostati come delle iene ai margini della vita di alcuni di noi, aspettano solo il momento adatto, quell’attimo fatale in cui ci si distrae, per stanchezza, per prendere un respiro, per godersi una vittoria ed approfittano di tutto un gran lavoro svolto arrogandosene poi magari la paternità… E che dire di quelli che sparlano a vanvera, infangando in maniera ignobile il buon nome delle persone, solo perché costoro hanno più successo di loro e lo hanno in maniera naturale, senza doversi giocare il cervello o buttarsi ai piedi di qualcuno per questo? Il mondo e specialmente quello dei Rally è pieno di fatti come questi, di carriere mancate per colpa dell’ingenua innocenza di molti ragazzi che hanno creduto a tante parole per poi vedersi silurati irreparabilmente a causa di qualcuno che non sopportava il loro successo, il loro essere così naturalmente vincenti solo per acquisizione di nascita. Posso fare un esempio contemporaneo? O forse è meglio di no? Coraggio, Gigi, non mollare, tutti lo sappiamo e tutti lo sanno, anche quelli là, gli invidiosi, quanto vali e che cosa sai fare con un automobile sotto il didietro e comunque, spinti dalla voglia e dalla necessità dettata dal loro cervello di trattenerti nella melma comune, passano ore ed ore ad elaborare pensieri strani, a dire e non dire piccole cose intrise di cattiveria, messe li nel momento giusto, per distruggere tutto e tutti quelli che non rientrano nel mare inquinato in cui i più navigano. Ma tu non ci far caso, passa loro attraverso cercando di sentire il meno possibile il fetore che emanano.

Ci sono anche le persone che invidiano e cercano di usurpare le buone idee di chi si è dato da fare per creare qualcosa dal niente e costantemente cercano di rubargli tutto quello che possono, cercando di metterlo in difficoltà ad ogni respiro. Ma il lavoro, tenetelo ben presente, funziona se fatto da chi lo sa fare, da chi lo ama, da chi ci pensa anche mentre guida per accompagnare i propri figli a scuola, per migliorarlo, per migliorarsi, per offrire sempre qualcosa di valido, non da chi ha solo ed unicamente la bramosia di guadagnare il più possibile e di mettersi in mostra. Certo che questo mondo è davvero pieno di gente cattiva…

Di altri esempi su questo male oscuro ce ne sarebbero fin che se ne vuole. Altra cosa che la gente stupida e cattiva ama alla grande è cercare di rovinare le storie d’amore e più belle e grandi sono più provano gusto nel farlo.

Sapete una cosa? Sapete che cosa dicono i vecchi, quelli che la vita la conoscono? Una frase molto semplice ma estremamente efficace: signori si nasce. E, pur rischiando di fare della retorica e di dire cose che si sanno già, questa frase non è legata alla capacità economica, è legata all’essere consapevoli delle proprie capacità e dei propri limiti ed a saper gioire per chi se lo merita, ad essere in grado di ammettere con se stessi che la cosa migliore che possiamo fare guardando chi è più bravo di noi, e sempre troveremo qualcuno migliore, è cercare di imparare qualcosa da queste persone, con umiltà ed intelligenza e se non siamo in grado di farlo, allora, pazienza, con un cenno della mano facciamo loro sapere che gli siamo vicini, i loro successi diventeranno un po’ anche i nostri.

In ultima analisi metto quelle persone che, artefici di tutti questi danni, dopo aver messo a terra chi non se lo meritava, dopo avergli tolto tutto, qualsiasi residuo di gioia di vivere, compaiono nella nostra vita per commiserarci, per farci sapere che ci sono vicini, che mai avrebbero pensato una cosa del genere, che mai si sarebbero aspettati un disastro simile, loro, che ci garantiscono di aver sempre creduto in noi e di averci difesi a spada tratta da tutto e tutti. La cosa triste è che magari non si sa che è a causa loro che la nostra vita è andata così e nell’immediato noi apprezziamo quel gesto pieno di falsa umanità. E loro lì, a godere fino in fondo, a pensare “ecco, adesso sei meno di me, adesso davvero ti ho atterrato e posso dire di essere io qualcuno rispetto a te, poveraccio che non sei altro”. Dicono che c’è un Dio e forse hanno ragione. Chi si comporta così è sicuramente al suo opposto. Io, dopo tanto tempo, mi sono reso conto che, come umile pedina su questa terra, non posso fare altro che dare il massimo in quello che so fare ed accettare la grandezza altrui, morale, fisica, mentale. Si deve tutti tirare avanti, chi tira di più aiuta chi ha meno possibilità, chi viene aiutato gioisca di questo e capisca quanto è fortunato ad avere qualcuno che, comunque, può insegnargli qualcosa. Noi, tutti, siamo qui per darci da fare e comprendere quanto bello e utile è essere se stessi, accettandoci per quel poco o tanto che siamo.

foto Massimo Bettiol