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  04 febbraio 2004

“Vittò… facce un piacè, dobbiamo vincere er campionato de gruppo N, ce devi dà ‘na mano” “A Fiat ce manda Tabbaton cor gruppo N e noi mannàmo te”

“Beh se facciamo la strada che abbiamo fatto finora… potrei starmene anche a casa e risparmiamo benzina almeno ”

“Te diamo ‘na macchina bona quella de Roti è uguale a quella de Folco”
“Speriamo che non si rompa qualcosa, ne ho le tasche piene di ritirarmi quest’anno”
Fu così che riattaccai il telefono al buon Carlo Micci che mi chiedeva di appoggiare Folco Zambelli nell’ultima gara del Campionato Italiano, fargli da spalla e mettere più punti tra lui e Porcellana nel Rally del Sestriere.
Veramente ne avevo poca voglia, anche perché ormai la stagione si era chiusa, eravamo a metà Dicembre e di andarmi a fare un rally fin lassù proprio non mi attirava.
Comunque ci presentammo ad Avigliana dove il mitico Toni ci aspettava col furgone e il muletto, eccezionalmente senza Ruge, impegnato altrove nei suoi infiniti impegni di uomo mondano.
Max Sghedoni aveva prenotato un residence vista lago, aperto esclusivamente per noi e con un’umidità da far rabbrividire anche un clochard, il rapporto tra noi era ottimo sia con Max sia con Folco che era stato scelto dopo una lunga selezione nel concorso “Ford cerca un campione” e devo dire che non andava male, anzi!
Molto tecnico e meticoloso, allievo di Lele Pinto che gli aveva insegnato delle traiettorie molto belle ed efficaci. Nei trasferimenti durante le ricognizioni mi piaceva molto inseguirlo e studiare le sue linee pulite e sempre impeccabili. Forse non era un grandissimo talento, forse non aveva la vera stoffa del campione, ma per quanto riguarda la tecnica era molto bravo, preparato e non sbagliava mai. Questi pregi sommati ad una macchina performante gli permisero di vincere un paio di titoli italiani di gruppo N.
Iniziammo le ricognizioni beccandoci subito una spolverata di neve, un paio di cm. sul Col del Lys.
Mi piaceva sempre mettere a prova me stesso nelle situazioni estreme, forse non lo sapevo nemmeno io il perchè, ma mi buttai giù dalla discesa tastando il limite ad ogni curva, le gomme intermedie tipo Montecarlo sulla neve fresca non erano per niente efficaci e le acrobazie si sprecavano.
“Ma quante volte sei uscito di strada?” mi diceva stupefatto Max alla fine della prova.
“Vedevamo le tue tracce continuamente nei fossi” aggiunse Gabriele “Che hai fatto?”
“Bah… sai nella neve non sono molto pratico” Risposi ridendo e strizzando l’occhio al fido Peruzzi che ridacchiava sottobanco.

In effetti nei fossi o meglio, vicino ai fossi ci andavo quasi ad ogni frenata perché la neve fresca e il ghiaino più consistente ai bordi miglioravano lo scarsissimo grip della macchina, lo avevo imparato a casa mia, quando non avevo i soldi per comprarmi le chiodate e mi trovavo per strada sotto la neve con l’obbligo di tornare a casa, allora si cercava disperatamente anche il millimetro di aderenza pur di non dormire all’addiaccio o magari subire l’onta della spinta.
“In certi casi mai mettere le ruote dove passano gli altri”
Mi guardarono tutti e due sconcertati e ci facemmo una bella risata, pensando che scherzassi.
La gara partiva la sera e quando provai la macchina, poco prima delle verifiche dissi:
“Ma cavoli, questa va il doppio della mia gruppo A…. non va in giro ed è fantastica, entrano perfino le marce, che libidine!”
Prima di partire improvvisai uno show all’interno dell’hotel fingendo di suonare il pianoforte mentre Claudio Micci, che lo sapeva suonare davvero, stava nascosto sotto di me, dando a tutti l’impressione che fossi diventato d’un tratto un novello Mozart, in tuta ignifuga.
“Ora suono il piano e dopo suono voi” dicevo baldanzosamente ridendo, mentre le facce dei presenti s’incupivano sapendo che probabilmente sarebbe stato vero.
La lotta era a cinque: Folco che doveva vincere a tutti i costi, Porcellana a cui bastava arrivare secondo, noi che dovevamo teoricamente arrivare tra Folco e Porcellana, Tabaton che doveva vincere per togliere i punti a Folco e poi Benazzo che invece doveva solo divertirsi e non centrava nulla, ma poi si rivelò un grosso imprevisto.

Appena salii in macchina mi accorsi che avevano fatto il pieno.
“Avete paura che resti senza benzina per far la salita di Sestriere?” Dissi contrariato.
“Ce lo ha ordinato il d.s.”
“E nella loro…. quanta ne avete fatta?”
“ Quindici litri ”
“Ah bene, per fortuna che ci dobbiamo aiutare, comunque non fa nulla, non è un problema, mi arrangio lo stesso ”
Si partiva dal centro di Sestriere e si scendeva a Cesana per una stradicciola, poi la prima prova ritornava a Sestriere per la strada usata anche dalla cronoscalata, la Cesana-Sestriere, totale 15 forse 20 km. e noi avevamo “precauzionalmente” il pieno….
Al controllo di Cesana mi si affacciò al finestrino un ragazzo: “Ciao Vittorio, sono di Asiago, sono qui a fare la selezione dei maestri di sci, mi raccomando tieni alto il nome dell’Altopiano… Ah nella seconda curva tutti mollano perché c’è un poco di ghiaccio ma si può tener giù, non c’è nulla, VAI!”
Lo presi in parola e tenni giù, ero già in quarta…. La macchina partì dietro in una maniera incredibile sul ghiaccio vivo, che quell’animale aveva detto non esserci, ed invece era una lastra da pattinaggio artistico.
Misi a fondo il pedale e con una decina di controsterzi riuscii a ritrovarmi di nuovo dritto, ma per almeno un centinaio di metri vidi solo roccia o guard-rail.
“Se trovo quel bastardo lo rovino ” dissi affannato a Mauro che già si era visto sul giornale in versione mezzobusto.

Terminammo la prova molto cautamente per lo spavento, comunque mettemmo lo stesso 7-8 secondi tra noi e il secondo, la macchina era facilissima e abituato con quell’arnese del gruppo A mi sembrava una bicicletta al cospetto.
Dopo le prime tre prove avevo una decina di secondi di vantaggio su Folco, 34 su Tabaton, 57 su Porcellana e 1,01 su Benazzo, ero nono assoluto davanti a Verini con la Visa 1000 piste che avevo usato l’anno prima, davanti a me Moscato e Stagni con i gruppi A di un solo secondo poi Rayneri con la Uno Totip a 6 sec. e poi solo 037.

Nella quarta prova, quella di Meana in un rettilineo lunghissimo che stavo percorrendo a fondo, d’un tratto mi si spense tutto, motore, fari, cruscotto, praticamente restai cieco a 150 all’ora. Furono momenti veramente tremendi, fortunatamente la retta terminava in un bivio dove c’era una luce, che presi come riferimento cercando di sentire i lati della strada e correggere appena il rumore del ghiaino mi avvertiva che mi avvicinavo ad essi.
Mi fermai proprio sotto il lampione e scesi incazzato per vedere che cosa stava fermando la mia corsa stavolta, non c’era segno di elettricità in tutta la macchina e solo la radio restava accesa a farmi incazzare ancora di più, ma mi fece capire di che tipo era il guasto, era lo stacca-batteria e la radio aveva un impianto diretto, avevo infatti notato precedentemente che staccando tutto la radio rimaneva sempre accesa.
Ci misi più di sei minuti a trovare quel bastardo di filo che si era colato a causa del sovraccarico dei fari. Andando a massa toglieva la corrente a tutto l’impianto elettrico fermando la macchina, strappai un filo non ricordo di cosa e feci un ponte empirico ripartendo con le sole mezzeluci, pregando che questo reggesse almeno il tempo di raggiungere l’ormai vicina assistenza, lì ripararono il guasto, mettendo un filo più grosso e un deviatore, ma era alquanto strano che non ci avessero pensato prima.

La prova successiva era il Col del Lys, bellissimo e ancora imbiancato con un paio di centimetri di neve.
Partii come sempre attaccando la salita che era quasi tutta secca, su un lungo curvone con molta ghiaia però mi girai come un tonto e la macchina si spense.
“Porca miseria, ma non riparte più!” e giravo la chiave nervosamente senza ottenere risposta dal motore, pensavo al filo di poco prima e provavo angoscia, sembrava che la benzina non arrivasse al motore. La povera Escort ci mise sicuramente almeno una ventina di secondi che non passavano mai a ripartire con tutti e quattro i cilindri. E allora su di nuovo, a più non posso con una rabbia dentro da far paura. Iniziava il tratto innevato e via dentro ai fossi come avevamo fatto nelle ricognizioni, poi poco dopo ecco il dosso dove si scollinava e lì iniziava la discesa terribile, bianca e infida come non mai, lì iniziai a fare delle cose tremende per restare in strada e poi gli ultimi tre quattro chilometri di nuovo senza neve e allora a tutta, ma ad un tratto: Toc-toc-toc-toc-toc…. Un rumoraccio sull’anteriore destra.
“Che succede!” urlò Mauro notevolmente preoccupato.
“Si sta sbullonando una ruota, lo conosco ‘sto rumore… quanto manca alla fine della prova?”
“Meno di due chilometri ”
“Vado piano e speriamo di riuscire a finirla…., tu chiama la macchina veloce che ci venga incontro subito”
Così rallentai notevolmente, cercando soprattutto di non caricare troppo nelle curve a sinistra.
Appena passato il controllo stop, mi fermai e chiusi i bulloni, uno era già partito per i fatti suoi e restava solo qualche giro per perdere anche gli altri, ma eravamo riusciti a finirla.
All’assistenza ci fu un battibecco piuttosto colorito perché il cerchio in questione non era imboccolato e quindi provocava il problema in questione, era impensabile che a fine stagione ci fossero ancora in giro cerchi non imboccolati e Toni s’inferocì con i meccanici di Repetto accusandoli di sabotaggio, il clima era abbastanza teso ma mi tenni fuori dalla polemica pensando solo a recuperare il più possibile, anche perchè non era sicuramente un sabotaggio ma un’incuria comunque abbastanza grave.

Al Lys il nostro fu il secondo tempo assoluto a 8 secondi dal primo, Bossini con la Lancia Rally 037 un tempo incredibile con quello che ci era successo.
Subito dopo iniziai ad inanellare dei tempi incredibili, davanti anche a tutti i gruppi A, Verini con la Visa, Rayneri con la Uno Totip che poi si fermò tatticamente all’ultima prova in quanto la vettura non era ancora del tutto omologata, e la stava testando per il mondiale ‘86.
La gara volgeva ormai al termine e la classifica del gruppo N prima delle due ultime prove vedeva primo Folco, Tabaton, Porcellana e Benazzo a sei da Porcellana e noi quarti a meno di quattro minuti nonostante i quasi sette persi per il malefico filo.
Il campionato era perso per Folco perché Tabaton facendosi da parte avrebbe consentito a Porcellana di arrivare secondo e quindi di vincere, ma dietro a sei secondi c’era Benazzo in grande rimonta.
Prima delle ultime due prove per radio si sentiva un nervosismo incredibile.
“Carlo offrigli dei soldi…. una macchina per la prossima stagione, fai qualcosa dobbiamo convincerlo a prendere Porcellana”
Urlava Max alla radio.
“Aho…. nun me stà a sentì, pare che è un suo amico” Ribadiva Micci disperato.
Ormai tutti eravamo rassegnati, se Benazzo non attaccava il pilota della Fiat quest’ultimo sarebbe stato inesorabilmente campione.
Ma nell’ultima salita, quando Tabaton si fece da parte come da copione per far passare Porcellana, quest’ultimo fece un incredibile testacoda, facendosi sopravanzare di un solo secondo da Benazzo che a sua volta aveva rallentato per favorire il quasi compaesano pilota della Fiat.
Fu una situazione incredibile, Folco vinse il campionato per un solo secondo nonostante il gioco di squadra di ben due piloti.
In realtà non capii mai perchè ci fu quel testacoda malefico, ma credo che nei sogni del pilota Astigiano questo si ripresenti puntualmente nelle buie notti in cui si rivedono certi fantasmi..
La gara terminava con le due salite consecutive al Sestriere, nelle quali feci lo stesso identico tempo, 5,09 dando come sempre il massimo, dalla classifica finale togliendo sei minuti (erano sicuramente di più) sarei terminato tra il 4° e il 5° assoluto davanti a Verini mio ex capo con la mia ex vettura, sarebbe stata una bella soddisfazione.

Vinsi comunque tutte le prove speciali, tranne quella in cui il filo mi fece perdere i sei-sette minuti, persi il rally, ma fu una gara in cui feci dei bellissimi tempi.
Alla premiazione il mio compagno di squadra mi disse molto convinto, che la mia macchina aveva quattro cavalli più della sua, facendomi schiantare dalle risate e alludendo al pesante distacco subito…
“Hai ragione ” gli dissi “Però… nonostante questo sei andato molto forte… mi hai dato quasi quattro minuti” e scoppiammo a ridere…tra gli sguardi non più angosciati di Micci e Sghedoni liberati dall’incubo a cui stavano per soccombere.

Fu l’ultima gara del 1985 una stagione in cui vidi il traguardo solo in quel rally e attardato di parecchio.
Dopo alcuni giorni mi chiamò Micci, dicendomi che per il prossimo anno, avevano deciso di far preparare la macchina a Repetto, una macchina completamente nuova, escludendo così gli inglesi che si erano manifestati degli incapaci (finalmente!), la macchina sarebbe stata molto simile al gruppo N con solo freni e cambio del gruppo A, questo avrebbe permesso di avere molta più affidabilità. “Nel frattempo” mi disse “Dovrai andare a ChiesaValmalenco ad una selezione per la squadra femminile che verrà fatta usando le Fiesta, poi sarai a Cortina tre giorni per la presentazione della Scorpio 4x4, poi una settimana a Livigno per la selezione finale della squadra femminile e poi la presentazione ufficiale della squadra a Firenze a Villa Cristina, dove conoscerai anche il tuo nuovo navigatore, Enrico Riccardi….. il navigatore di Porcellana”…

“Ma io mi trovo benissimo con Peruzzi…. perché dovrei mai cambiare? ”
Non ebbi mai risposta…