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  22 gennaio 2004

La macchina fu portata in officina subito dopo il rally Campagnolo del 1976 per essere rialzata e per diventare competitiva, dopo le prime gare fatte alla garibaldina cercavo di migliorare la qualità e
le ambizioni erano quelle di puntare al Campionato Triveneto di classe oltre che partecipare a qualche gara spot come il Campagnolo e il San Martino di Castrozza, che erano internazionali, quest’ultima addirittura valida per il Campionato del mondo piloti.

Le garanzie date dal preparatore erano ottime “Faccio io… so io… preparo io…. gli altri non capiscono niente…dai retta a me….” Lui aveva già una 112 che vinceva tutto e questo mi lusingava. La mia ambizione era quella di far divenire la mia 127 imbattibile. Avevo recuperato due soldi, aprendo il negozio di articoli sportivi, poi avevo trovato anche alcuni sponsor, sulla carta tutto doveva essere perfetto.
Ormai i tempi pionieristici si stavano allontanando e il mio desiderio era quello di iniziare a vincere qualcosa, ambizione tutt’altro che fantasiosa dal momento che con il rottame tutto sommato non andavo male, considerando le disastrate condizioni in cui correvo.
Come tutti i veri preparatori che si rispettino, la mia povera 127 fu terminata il giorno delle verifiche della prima gara stagionale, il Rally di Modena, che era alla fine di Marzo, quattro mesi di lavoro e di salassi al portafoglio da far paura.

Mi recavo spesso nell’officina, più simile al castello di Dracula che ad un vero atelier di preparazione auto da corsa e la risposta era sempre quella “Quasi pronta… domani la metto in moto”.
Ero impaziente di sentire il nuovo motore, fatto con il monoblocco della 112 (1050 c.c. illegale) e i pistoni dell’850 Abarth, bielle alleggerite mediante morsa e mola smeriglio bilanciatura fatta solo in fattura.
Assetto regolabile tramite un bullone, che in qualunque posizione dava sempre lo stesso terribile risultato, inchiodata in compressione, libera completamente in estensione, con una guidabilità degna di un carro allegorico viareggino.

Avevo delegato la scuderia per l’assistenza e per approvvigionare sei gomme Kleber racing ultimo tipo, quelle giuste per capirci. Avevo anche comprato un’ altra 127 giallino color SARS, da usare come auto di tutti i giorni e soprattutto anche come muletto, con il quale durante l’inverno avevo fatto molta strada, imparando un po’ a controllare la vettura. Insomma sulla carta ero ben preparato, o almeno mi ero impegnato per esserlo.
Finalmente salii sul bolide, giusto il momento di passare la pedana di partenza all’imbrunire ed iniziare il rally.
“Ma che cavolo, qui sono seduto per terra e non arrivo nemmeno a guidare, non vedo nemmeno la strada”
“Prendiamo le giacche a vento e mettiamole sotto il sedere” Fu l’unico rimedio possibile.
Non so con che lampo di genio il mio sedile era stato fissato direttamente al pavimento e il volante rimasto al suo posto, per cui mi sembrava di essere il ragionier Fantozzi sulla Bianchina, tentai di far alzare il sedile, ma a quei tempi non esisteva nulla se non pinza e fil di ferro che in quel caso non facevano un gran che.
Fui il primo rallysta ad inventare il baricentro del pilota basso, altro che le WRC … vedevo le mie mani e basta.
Appena fuori Serramazzoni nella buia notte emiliana, diedi una bella accelerata per vedere come andava e con mia sorpresa il muso si alzò tantissimo, da sembrare quasi una moto da cross, in pratica gli ammortizzatori non avevano nessuna resistenza in estensione…
“Che cazzo avrà fatto su sta macchina” Dicevo al povero Massimo aggrappato alla maniglia.
Le ruote dietro toccavano sui parafanghi poiché la misura era più grande di quella necessaria per la vettura, insomma un disastro.

Appena arrivai all’assistenza dopo un paio di prove fatte chissà come, mi incazzai con tutti, con il preparatore per primo e con il gommista subito dopo. Si difese molto bene il secondo, dicendo “Ma… avevo solo quelle, sono della Simca e pensavo andassero bene”
Il preparatore invece molto più furbo, schiacciandomi l’occhio e tirandomi per un braccio, come per confidarmi chissà quale segreto disse “Gli ammortizzatori sono regolabili e adesso li sistemo io”
Restò parecchio tempo dentro il cofano uscendone nero come un Senegalese.
“Adesso ho messo la taratura da asfalto, vai e dimmi come va… bastava che me lo dicessi prima che la volevi più dura…”
“Boh…. Pensai se adesso ha messo quella da asfalto, cosa c’era prima? E poi dove corriamo se non sull’asfalto?”
Ripartii che la macchina andava come prima e sulla terza prova, la bellissima San Martino, a forza di toccare il parafango una gomma si sgonfiò costringendomi a cambiarla in prova tra mille eresie e inaudite minacce di rappresaglie contro i due “tecnici”.

All’assistenza chiesi di mettere la scorta nuova e volli cambiare la gomma posteriore che non si era bucata, perché toccando si era pericolosamente rovinata e sapevo che non sarebbe durata molto.
“Non abbiamo altre gomme per te” disse il gommista con un sorriso molto simile a Jerry Lewis…
“Ma te ne ho ordinate sei mi pare, e poi mi avevi detto che ne avevi in quantità”
“Si ma non ne avevo più, le ho vendute tutte ad un altro, la settimana scorsa”
Partii lo stesso senza la scorta a quel punto, ma a metà della prova bucai la ruota incriminata terminando sul cerchio e tornando alla vicina assistenza infuriato.
“Ma come cazzo faccio io a darvi dei soldi e a venir a correre in queste condizioni”
Lì, cercarono di mettermi due posteriori di non so cosa, ma queste toccavano più di quelle vecchie e allora girai la macchina e andai a dormire, lasciandoli sul posto ad aspettarmi.
Fu una delusione incredibile, avevo speso un sacco di soldi e il risultato era zero a causa di alcuni incapaci dei quali mi ero fidato ciecamente senza guardare cosa realmente facessero.
D’altra parte non avevo nemmeno il minimo dell’esperienza e la capacità per capire cosa di giusto ci fosse e cosa di sbagliato ci fosse nel loro operato, mi fidavo e basta.
La scenata ebbe un discreto effetto, tanto che le gomme non mi furono fatte pagare e la macchina fu messa abbastanza in ordine per la gara che era in programma un mese dopo.

Mi presentai alla partenza del rally di Cesena che partiva da Bagno di Romagna, ricalcando alcune bellissime prove che poi furono poi del San Marino.
Terra bellissima, una gara molto divertente e sulla terra mi sentivo molto bene.
Scesi laggiù portando con me di nascosto la mia fidanzata e poi futura moglie, raccontando non so che nefandezza ai nostri genitori, contrari a farci uscire insieme per una notte, peggio che nel medioevo… e pensare che dopo sei mesi ci sposammo.
Arrivammo belli e arzilli a Cesena, pensando che il rally fosse lì e invece per andare a Bagno di Romagna mancavano ancora più di cinquanta chilometri che non passarono mai, su una strada degna del Tour de Corse.
Arrivammo tardi nella notte ma il mio pensiero non era quello del rally bensì quello di trovare la matrimoniale che avevo con cura prenotato per una notte probabilmente movimentata.
Al mattino arrivò anche Massimo il mio navigatore, quello che il padre aveva scoperto correre al Campagnolo (“Nostalgie novembrine” nel libro Il sapore della Passione). Ormai il buon Ruggero (suo padre) si era calmato, ma in ogni caso era sempre ignaro che il figlio corresse con me, lo pensava a Padova a studiare e il temuto gancio dei salami era sempre in agguato.
Partimmo in tre a fare le note e qualche traverso, la mia fidanzata stava appesa dietro, come un barbagianni tra le due maniglie e noi due a sparare note come se fossimo dei professionisti. Sinceramente non ho idea di che note avessimo, ma per andare con la 127 non ci voleva un gran che, avrà avuto si e no 80 cavalli, anche se il preparatore ne denunciava 105, senza aver tuttavia mai messo al banco il motore. “Ce l’ho qui il banco” diceva percuotendosi la fronte.
A mezzogiorno ci fermammo a mangiare con un gruppo di amici rallysti buontemponi, i quali non trovarono di meglio che infiltrarsi in un matrimonio per mangiar gratis urlando tutto il tempo “Evviva gli sposi” poi di soppiatto ciascuno, mezzo ubriaco risaliva sul muletto e spariva nel più ignobile anonimato per continuare le prove…

“Signore sono le otto e qui davanti c’è la sua macchina appena arrivata, dove la faccio scaricare ?”
Era la voce del portiere dell’albergo, che mi svegliava.
“Ahhhhh…. Questo si che è correre in macchina.”
Avevo infatti assoldato un trucido che con un camioncino tipo frutta e verdura mi doveva portare la 127 a Bagno di Romagna per la modica spesa di 80.000 lire andata e ritorno, e incredibilmente costui giunse a destinazione, nonostante i pessimismi della vigilia.
Gli occhi della mia donna brillavano d’orgoglio (oltre che per la notte intensamente passata) e io mi sentivo finalmente degno di una squadra ufficiale, perfino i miei “tecnici” sembravano persone normali. Forse questo mi aiutò a caricarmi positivamente e la gara andò bene, nonostante un problema alla frizione, riuscii a terminare e vincere la classe, nella classifica assoluta non è che fossi tra i primissimi, ma chi se ne importava, la vittoria è pur sempre la vittoria.
In un tratto in discesa feci un numero incredibile, salvandomi grazie alla tanta pratica fatta sulla neve durante l’inverno e all’intervento Divino che come sempre arride agli audaci e compatisce i poveretti e gli incoscienti, come lo ero io.
“Tenetelo ben stretto questo pilota” Urlava un testimone all’assistenza di Sant’Agata Feltria “Non ho mai visto salvare la macchina in questa maniera, è un campione” Continuava ad urlare il tipo non so nemmeno a chi, visto che nessuno lo ascoltava tranne me, che cupamente ricordavo di aver rischiato una bombarda di quelle da antologia.
Massimo si era aggrappato alla maniglia alla prima curva e si era staccato all’ultima, senza reagire alle mie evoluzioni, e senza mai proferire alcun verbo, restava impietrito ad osservare la lotta titanica tra me e la 127 con teatro la strada… nonostante tutto ed incredibilmente portammo a casa la pelle.
Fu comunque una soddisfazione immensa, finalmente un primo di classe, dopo tutte le rocambolesche imprese passate ora mi sentivo arrivato ad un punto fondamentale della mia carriera, se carriera si poteva chiamare, potevo puntare al titolo triveneto di classe a cui concorrevamo forse in tre o quattro….. Alla lunghissima e anestetica premiazione fatta per addormentare tutti con bambini dell’asilo che ballavano il liscio, rompendo gli zebedei ai premiati, ricevetti finalmente una bella coppa.
Ora ero pronto per entrare nell’Olimpo del rally, aspettavo ogni giorno la telefonata di Cesare Fiorio per rimpiazzare Munari alla Lancia, ma ahimè questa giunse solo dieci anni più tardi….