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  22 dicembre 2003

E con questi fanno 4 milioni e sessantamila Lire” dicevo con una punta d’orgoglio mentre mettevo sulla scrivania del concessionario Lancia di Padova i soldi che avevo strappato al lavoro dopo una stagione fatta di risparmi all’osso.
La 112 mi aspettava appena fuori, assieme al solito salame che con fare professionale mi insegnava ad accendere i fari e a mettere il triangolo…. “Cazzate! Non perda neppure tempo amico, qui ci sono altri progetti in aria”

Sbottavo mentre l’esterrefatto incamiciato mi guardava senza capire per niente quali infami idee in effetti stava partorendo la mia mente. “Gianni approvava in silenzio dietro a me guardando il tipo con un’aria di disprezzo degna di un reale del ‘600 nei confronti del servo della gleba.
“Guardi che non è mica una Rolls” Diceva ridacchiando “Li troviamo anche noi i fari, anche se veniamo dalla montagna e poi che ci frega dell’antinebbia, noi la nebbia non l’abbiamo mai”

Alla fine dell’anno precedente il 1977 dopo una stagione con poche soddisfazioni, avevo finalmente venduto quel marcione di 127 che mi aveva fatto debuttare nel mondo dei rally, ma che poi essendo sempre rotta, era costata cifre esorbitanti, avevo allora comprato, mettendoci un po’ di soldi una Opel Kadett GTE 1,9 con la quale avevo partecipato solo ad un Rally, quello delle Prealpi Venete. Subito dopo fui rapito da un altro malsano progetto quello di sposarmi…. Non avevo ancora 21 anni e pur di essere indipendente ero disposto perfino a questo….
In verità non fu una lotta molto aspra perché mia madre acconsentì immediatamente, così come i genitori di lei, che forse non vedevano l’ora di liberarsi di noi, dal momento che nessuno fece la minima obiezione. La cerimonia fu aberrante sotto un diluvio universale misto a neve in un cupo giorno di Gennaio tra pochi intimi che sicuramente ci compativano e alcuni chiassosi cugini ignari della triste sorte del loro più vecchio parente.
La condizione principale ovviamente fu “Basta corse e lavorare sodo nel negozio appena aperto, pena: il gancio dei salami” quindi dovetti vendere la mia bellissima Opel ad un ragazzo di Trieste che diventò poi famoso nei rally come direttore di gara, Vinicio Prodani. Comprai col ricavato una bella Golf Diesel nuova di zecca e misi la testa a posto per alcuni mesi.
Mi costruii una mezza casa spendendo quel poco che avevo e impegnando nel lavoro tutti gli amici possibili, elettricisti, falegnami, imbianchini che ripagavo con cene e pacche sulle spalle.
La passione per i rally restò immutata e Gianni, che frequentavo si può dire 24 ore al giorno mi spronava in continuazione. “Cosa fai qui come un vecchio di 90 anni, prendi e comprati un A112 e fai il Trofeo… Guarda qui! Perfino Cunico va forte, ti ricordi come andiamo noi? Neanche li vediamo quelli là” diceva col suo solito ottimismo e una cieca fiducia nei nostri mezzi, che io in effetti non vedevo così lampante come la descriveva lui.

A settembre convinsi mia moglie, “Ci compriamo una A112 e andiamo a fare il Sanremo, non abbiamo nemmeno fatto il viaggio di nozze, sono sei mesi che non usciamo neanche di casa e che cacchio, mica posso finire in questo modo a 21 anni!”
Lei non aveva nemmeno la patente, ma Gianni risolse anche quel problema “Vai con la patente e la licenza di mia moglie, tanto chi vuoi che se ne accorga” Se ci penso adesso mi vengono i brividi ma allora era così, chissà quanta gente era nelle nostre stesse condizioni o peggio.
Ruppi le scatole anche ad un altro grande amico di quei tempi, Sandro Munari il mio idolo era diventato anche un ottimo amico, durante l’estate passavamo molte ore insieme, facevamo delle gite in moto, giocavamo a tennis e organizzavamo delle robuste cene con bevute bibliche durante le quali ne uscivano di tutti i colori sul mondo delle corse che lui, solo sotto gli effetti dell’alcool (allora beveva) raccontava in tutta la sua incredibile realtà.
Partivamo spesso alle 6 del mattino con le moto e alle 9 eravamo di ritorno ad aprire il negozio puntuali. Ci gustavamo degli spettacoli della natura bellissimi, mentre seduti su di un sasso, oppure in una malga abbandonata, raccontava con nostalgia dei suoi Safari perduti con tutti i retroscena impensabili, facendomi sognare continuamente di diventare anch’io come lui. Ci volevamo davvero bene e credo che in quel periodo, per lui difficile, io fossi l’unico vero amico col quale si confidava.
“Sandro vorrei fare il Sanremo mi aiuti?” Mi guardò sbalordito pensando che fossi improvvisamente impazzito
“Ma con cosa lo vorresti fare?” disse accigliandosi più del solito.
“Con il Trofeo, non ho altre possibilità”
“Con il Trofeo? Non è una brutta idea..”
“Parlerò con Pensi che ne è il responsabile, magari riesco a farti dare una mano” Era già una cosa importante per quei tempi.

La blu A112 fu preparata in zona con una spesa abbastanza contenuta un milione e mezzo di cui 500.000 lire per il kit comprendente roll-bar cinture estinzione e balle varie, non toccammo il motore per mancanza di fondi, ma dico la verità non era una brutta macchina, il solo problema era che non avevo alcuna idea su come guidarla e nonostante tutto non avevo ancora avuto il coraggio di chiedere a Sandro qualcosa in merito alla mia guida.
Quando la ritirai un meccanico mi portò a provarla su una strada, per farmi vedere quanto bene andasse la macchina e poco ci mancò che facessi un infarto invece, tanta era la paura che me la tirasse contro un rail, conobbi quella sera il classico personaggio di meccanico collaudatore molto comune in giro.
Organizzai tutto alla perfezione: gancio di traino movibile sulla Golf e carrello gentilmente prestato da un amico, accuratamente nascosti nel cortile da Gianni e poi la sera del giorno prestabilito, all’ora di chiusura del negozio partimmo per Sanremo.
Il viaggio fu eterno e ogni tanto ci penso quando passo da quelle parti, più di 90 km/h non riuscivo a fare, ma di positivo ci fu che con solo 5.000 lire di gasolio arrivai fino ad Imperia ovest dove uscimmo su consiglio di Sandro per andare all’hotel che ci aveva prenotato di fronte al suo.
Erano le 5 del mattino quando parcheggiai Golf e carrello sul marciapiede dell’hotel Eveline. Alle otto eravamo in piedi per iniziare le ricognizioni con la Golf diesel, prima però venne Sandro in hotel a dirci “Ma non ti pare di essere arrivato qualche giorno in ritardo?” in effetti avevamo solo quella giornata a disposizione per provare e le prove mi sembra fossero circa 18. Non mi rendevo conto di cosa fosse un mondiale e nonostante ci impegnassimo allo stremo non riuscimmo a vedere tutto il percorso.
“Fa niente non importa” dissi “E’ tanto se siamo qui, calcoliamolo un viaggio di nozze un po’ particolare” Stranamente anche mia moglie era contenta…

La sera uscimmo a cena con la squadra Fiat al completo, invitati da Sandro che mi presentò a tutti come una speranza dei rally. Mi sentivo incredibilmente emozionato nell’essere lì in mezzo ai miei idoli, c’erano tutti tranne Rohrl, che mi disse Sandro faceva vita a se aspettando solo il momento per stargli davanti. C’era una rivalità tremenda tra loro fin dal Safari in cui c’era stato un battibecco che aveva chiuso i rapporti tra i due. Ora Sandro aspettava con trepidazione la gara per sistemarlo e Rohrl aspettava la gara per non essere sistemato, il resto della squadra stava a guardare, Markku Alen guidava per la prima volta la Stratos con i colori Pirelli e inondava il gruppo di battute col suo italiano particolarmente simpatico, poi c’era Vudafieri anche lui con la Stratos e già in aria di ufficialità, Verini, Pregliasco e tanti altri che non ricordo.
Conobbi anche Giulio Pensi che mi disse di portargli le ruote per l’assistenza e di fermarmi ai camion Fiat…. Era il massimo, era come sognare ad occhi aperti.
La gara partiva verso le 2 di un pomeriggio piovoso, molti piloti partivano con il casco già in testa in quanto la prima prova quella di Coldirodi San Romolo iniziava poco dopo l’autostrada e subito alla fine di questa, dopo neanche un chilometro si inforcava il Monte Bignone fino al Passo Ghimbegna per poi, dopo un altro attimo lanciarsi nella discesa di Bajardo fino ad Apricale, tutto d’un fiato, tre prove tremende da fare senza respirare.
Dopo 3 prove Munari e Rohrl avevano già fatto il vuoto, guidava l’italiano col tedesco dietro di poco e terzo a sorpresa a circa 40 secondi Vudafieri con la Stratos.
Io mi girai al primo tornante della prima prova come un tonto, volli fare una specie di pendolo perché mi sembrava di avere troppa aderenza e non ne ero abituato, un vero Kamikaze. In seguito proseguivo beccandomi dai 15 ai 30 secondi a prova dai migliori che erano Cunico, Tabaton, Mirri, Capone e compagnia bella. In fin dei conti non era male per essere in viaggio di nozze, le note praticamente non esistevano in quanto la mia povera moglie le diceva una volta ogni tanto, una alla volta o a gruppi di dieci era lo stesso, andavo a vista su una strada che avevo visto solo una volta con la pioggia, la nebbia e al calare della notte fu davvero difficile capirne qualcosa.

Quattro meccanici in tuta Alitalia mi misero 20 litri di benzina facendomi credere dentro un sogno mentre un altro mi chiedeva se avevo bisogno di qualcosa aprendo il cofano della piccola 12. Mi sentivo una celebrità mentre il buio, la pioggia e i distacchi dai primi aumentavano. Lungo il percorso si trovavano le macchine dei primi ritirati. Ricordo Dario Cerrato che finì ben giù di sotto con la sua Opel e la Cambiaghi con la Stratos nera arrampicata su di una baracca nei pressi di Vignai.
Il ritmo della gara era ossessionante e quando alla partenza del Ponte dei Passi, dopo aver fatto il Teglia sterrato in trasferimento quasi al ritmo di una prova speciale, tirai fuori sfinito un panino mi accorsi invece che dovevo partire subito per la speciale, non avevamo mai più di 3-5 minuti era una gara incredibile, tiratissima che teneva continuamente sotto pressione.
Nella discesa dal Colle d’Oggia a Montalto feci anche un bel tempo prendendo quello davanti.
Finalmente arrivammo all’ultima speciale ed eravamo ottavi o forse noni non ricordo bene, ma ero felice calcolando che partivano 30 vetture e che quelli davanti erano tutti i più forti del Trofeo, poi andavamo a vista per davvero sotto una pioggia battente con visibilità molto scarsa.
Ero molto stanco e la prova misurava 64 chilometri da Badalucco al Ghimbegna a Bajardo, Apricale, Perinaldo, San Romolo, ancora Ghimbegna dove si era creato un doppio passaggio con le transenne per poi finire verso Ceriana.
Per mancanza di tempo non avevamo fatto questa prova se non nei tratti che comprendevano le prove n° 2 e 3 e qui fu un inferno, condito anche da un tremendo mal di gambe e di schiena che mi aveva assalito causa la mia statura mal compressa nella minuscola A112.
A metà prova mi raggiunse quello dietro facendomi sprofondare nella vergogna mentre rassegnato cercavo solo di finire la prova senza demolire la macchina. Terminammo perdendo circa 4 minuti e due posizioni in classifica, ma almeno il viaggio di nozze era salvo e la moglie contenta.
All’arrivo seppi che Sandro era uscito di strada sotto Apricale, lasciando via libera al tedesco che invece usci per conto suo nella seconda tappa quando aveva più di 3 minuti di vantaggio sul secondo, Markku Alen che poi vinse la gara a sorpresa con la Stratos Pirelli, anche Vudafieri in testa per un breve periodo, era uscito per i fatti suoi.
“Non so cosa sia successo, ma il pedale è improvvisamente diventato duro e la macchina ha frenato solo dietro” Mi diceva Sandro mentre guardavamo il rottame della sua 131 nel garage del concessionario Fiat di Sanremo.

“Le cose qui vanno male e c’è qualcuno che mi boicotta, non è normale un guasto del genere, a fine anno smetto, sono stanco di essere trattato così, io dico una cosa e loro fanno il contrario, quelli della Fiat vogliono farmi fuori a vantaggio di Rohrl, mi ritiro prima io senza che si preoccupino tanto” Era davvero amareggiato il “drago” e quello che dimostrò quella notte nelle strade liguri fu l’ultimo sprazzo di orgoglio di quello che sicuramente fu uno dei più grandi rallysti di tutti i tempi.
Noi andammo a vedere una prova il giorno dopo e poi andammo a Montecarlo a fare un giro, ricaricammo la 112 sul carrello e tornammo a casa felici dell’avventura e con mille cose da raccontare compresa una mangiata di pesce che costò più di tutta la gara messa insieme.
Vicino a Verona dissi “Ma sai che sabato qui c’è il Due Valli?”
“Mancano tre giorni potremmo farlo”
Detto e fatto, uscimmo dall’autostrada e andammo all’ACI ad iscriverci, la macchina era a posto, avevamo ancora otto gomme buone e tanta voglia di correre il resto non ci interessava più, nemmeno le classifiche.
La malattia dei rally tornava a colpire dopo quasi un anno di assenza, già pensavo al trofeo dell’anno prossimo e già iniziavo pensare a come trovare i soldi per farlo, visto che di fondi in banca non ce n’erano.
Il rally delle Due valli fu corso alla stessa maniera del Sanremo, un passaggio e via per la gara. Avevamo il numero 224 e alla partenza c’erano quasi 300 macchine una cosa incredibile.
Dopo due prove speciali la macchina iniziò ad andare da tutte le parti, causa un braccetto che si era smollato, ci stavamo ritirando quando un meccanico trovò la causa e ci rimise in corsa, pagando sette minuti però. Comunque terminammo, ovviamente molto indietro.
Tenni per qualche tempo la 112 e poi non so come la vendetti a Gianni che era fermamente convinto di fare il Trofeo, mentre la mia carenza di fondi mi faceva allontanare la prospettiva.
Che fare adesso?
L’idea venne sempre da lui “Guarda qui c’è una Escort RS Colonia Gruppo1 in vendita su Autosprint… faccio tutto io” In meno di un giorno mi trovai a Milano in una gelida giornata di dicembre in mezzo ad un traffico tremendo ad un appuntamento con un tale simil-zingaro che si presentò con una vecchia Opel e al traino la bellissima Escort Gruppo 1.
Gianni scese dalla macchina, la mia Golf diesel, e iniziò a guardare sotto l’Escort, poi prese da parte il proprietario e confabulò un po’.
Il tipo scaricò l’Escort dal carrello e mi fece salire a fianco, dopo di che iniziò una sorta di circo attorno all’isolato con traversi degni del miglior Vaatanen, evitando vecchi, carrozzine e biciclette come fossimo in un video-game.
“Bello…. Bello” Gridava Gianni “Hai visto come va?”
“Lasciagli la Golf e siamo pari, ho già fatto tutto io”
“Ma Gianni…. E poi io resto a piedi”
“Macchè a piedi… hai questa no?”
“Guarda che bella, senti che motore”
Così fu, lasciai la Golf con appena il tempo di togliere gli effetti personali e salimmo tutti e due sull’ Escort con destinazione Asiago, salutai il tipo con un certo senso di colpa per aver fatto un’altra grossa marachella e partimmo in mezzo all’A4 con il rumore di un caccia-bombardiere.

In effetti la macchina era fantastica nemmeno paragonabile all’Opel Kadett che avevo appena l’anno prima, un missile e poi facilissima da guidare, un sogno.
Arrivammo a casa e la portai immediatamente in carrozzeria per farla verniciare completamente di bianco in modo da dare poco nell’occhio, anche se si vedeva a due chilometri che era una macchina da Rally.
Andai un paio di volte a caricare merce con quella macchina e tra viaggio e benzina capii che era meglio farmela spedire….
L’inverno passò… praticamente di traverso! Uscivo tutte le sere e fino a che la benzina non finiva non me ne tornavo a casa, era davvero un divertimento. Ero il terrore del paese, perfino il parroco una sera vedendomi uscire di traverso dalla curva prima della canonica, scappò dentro un mucchio di neve sprofondandoci fino alla cintura e probabilmente augurandomi le fiamme degli inferi.
Ogni tanto capitava qualcuno a reclamare e di solito dopo un po’ se ne andavano scuotendo la testa “Tanto è matto” era il pensiero finale. Una sera con Gigi Pirollo perdemmo una ruota, mal fissata. Togliemmo un bullone per ruota e via più forte di prima, lui aveva una Bianchina Spider ereditata da chissà chi e vederlo di traverso nella neve era una cosa incredibile, una leggenda.
Finalmente venne il momento della decisione finale: cosa fare il prossimo anno e soprattutto cosa fare con questa macchina.
Gianni aveva trovato alcuni sponsor e già pensavo di correre in Gruppo 1 mentre lui voleva fare il Trofeo. Aveva portato l’A112 da Nocentini, ce l’aveva consigliato Franco Cunico altro compagno di merende e serate galeotte, la macchina andava veramente molto bene, ne era entusiasta.
Deciso a fare il Campionato Italiano con la Ford, portai l’Escort anch’io da Mauro per metterla a punto in vista della stagione.
“Per mettere a posto questa macchina devi spendere un sacco di soldi, non ti conviene”
Mi diceva Mauro al telefono, e qui la faccenda si complicò non poco.
Alla fine optai per la soluzione più intelligente quella di vendere l’Escort, di comprarmi un’altra A112 e di fare il Trofeo, più o meno i soldi che avrei ricavato sarebbero stati sufficienti e il costo di gestione sarebbe stato molto più basso.

In una piovosa giornata di fine gennaio ci recammo in Piazzale Istria ad iscriverci al Jolly Club, dalla gentilissima signora Renata che ci accolse con grande affetto (50.000 lire a testa) questo ci avrebbe permesso di avere l’assistenza gratuita in tutte le gare del trofeo, cosa che poi invece non si verificò mai, tanto che dopo tre gare passammo incazzati alla Grifone che invece aveva il buon gusto almeno di aspettarci…
Il dado era tratto e stavolta il lancio era molto azzardato, cosa ci sarebbe venuto a costare il Trofeo?
Cosa avremmo ricavato come premi? Quanti soldi ci avrebbero dato gli sponsor?
Qui la cosa fu tragica perché trovammo uno sponsor di prodotti chimici per auto, che ci pagò in merce, un camion di stronzate, nero gomme, shampoo auto, liquido lavavetri, polish ecc.
Dopo aver ritirato la merce e organizzati sul come venderla con tanto di libri contabili di tentata vendita e via dicendo… accaddero tre fatti sconcertanti.
Ogni qualvolta che passavamo da qualche cliente meccanico questi candidamente ci diceva “Mah, è passato ieri il sig. (crepi) che mi ha già rifornito, e poi…. I vostri prezzi sono molto più alti dei suoi” Praticamente non potevamo vendere nulla, perché il filisteo passava prima di noi vendendo a prezzi molto più bassi in modo da bruciarci la piazza.

La seconda cosa, più preoccupante fu che dopo alcuni mesi ci arrivò anche la fattura da pagare per un totale di circa 4 milioni. La vertenza si protrasse per qualche tempo fino a che non morì il nostro avvocato (per fortuna) perché per molti anni a seguire ci veniva a chiedere 2-300 mila lire per cosucce arretrate….. non ho mai capito quali, visto che avevamo dovuto pagare tutto pressoché subito.
Dopo alcuni anni, esasperati dall’ingombro di quella robaccia ci liberammo di tutta la merce regalandola ad alcune officine o liquidandola in maniera poco ecologica e alla fine, quando avevamo buttato via tutto arrivarono le Fiamme Gialle a chiederci dove fosse la merce, a chi l’avevamo venduta, quanto avevamo ricavato, dov’era nei corrispettivi ecc. ecc. morale fu che lo sponsor ci costò altri 3-4 milioni di multa che non furono molti di più solo perché riuscimmo a cadere miracolosamente in uno dei tanti condoni.
Nel frattempo un amico rappresentante di articoli sportivi, mi chiese di aiutarlo dandomi una zona e questo fu il sistema che mi permise di trovare i soldi per correre, unito ad un piccolo contributo di un milione datomi da mio cognato e da 400.000 lire di sponsor che furono gli unici che incassai veramente.
Feci davvero i salti mortali per mangiare alla sera e le banche che volentieri elargivano denaro pretendevano non meno del 27% d’interesse più le solite spesucce….
Nonostante tutto caricammo le gomme sul portapacchi e partimmo per la Targa Florio prima gara del Trofeo A112 1979…..


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