ALL'OMBRA DEL BRACIERE OLIMPICO
26 febbraio 2006

La fiamma olimpica si sta lentamente spegnendo nell’enorme braciere e anche questa XX olimpiade invernale si sta concludendo, con i suoi eroi che sventolano medaglie con le lacrime agli occhi dalla felicità e con i suoi delusi che invece le lacrime le hanno per l’amarezza di aver perso un occasione che forse mai si ripeterà.

Questo è il fascino delle Olimpiadi, una manifestazione dove vincere è lo scopo per cui un atleta imposta la sua vita, un prestigio ineguagliabile nello sport che non ha pari e che può cambiare la vita di un atleta per sempre.

“Ho vinto una gara come tante altre “ dichiarava timidamente Enrico Fabbris ieri sera ai microfoni dei cronisti che lo hanno inseguito fino a casa sua “Non c’è niente di diverso dalle gare che faccio ogni domenica” insisteva sottolineando che lui corre ogni domenica o quasi e vince pure senza che nessuno si interessi minimamente a lui.
Già in effetti io che abito a soli 8 km. da lui non avevo mai sentito parlare di questo grande (in tutti i sensi) concittadino, lui corre ogni domenica e nessuno lo sa, siamo troppo occupati a sentire del perone di Totti o delle imprese del rosso calzolaio che con l’orgoglio nazionale chiamato Ferrari polarizza ogni notizia sportiva in campo automobilistico sia che corra o vada maldestramente a sciare.
Ma allora perché ad un tratto ci accorgiamo che esistono anche gli altri?
Perché il demone mediatico ogni quattro anni si occupa anche di questi poveri diavoli, che nella loro vita hanno scelto di non giocare a calcio, ma bensì di pattinare o di sciare o di giocare a Curling oppure a Hockey su ghiaccio.
E’ fantastica l’Olimpiade è una licenza, uno spettacolo che solo ogni quattro anni ci viene concesso dai poteri mediatici proprio per la sua singolarità ed allora si scopre che il mondo è diverso da quello che ci mostrano in continuazione e che ci sono atleti molto bravi che corrono e soffrono in silenzio pagati zero, ma che valgono ORO.
Di solito per la massa è molto più importante il Grande Fratello, la Fattoria o peggio l’Isola dei famosi che vengono proposti in continuazione rasentando davvero il grottesco della messa in scena, della volgarità della stupidaggine e diseducazione, ma lo sport, lo sport vero ci viene negato. Guai ad uscire dagli schemi, dagli ordini impartiti, dalle esigenze di mercato che loro stessi hanno creato inculcandoci nella testa 24 ore al giorno le stesse cose fino a condizionare le nostre scelte e le nostre passioni.
Alla domenica pomeriggio se accendete la Tv ci sono almeno due canali che trasmettono calcio senza nemmeno far vedere un’immagine delle partite, inquadrano solamente i cronisti… Beh poi dicono che il rally non è televisivo… Non capisco proprio…
Appena finiscono le partite poi, su tutti i canali esistenti non fai altro che vedere i goals fatti rifatti e ripetuti fino alla nausea, ma pensano di aver a che fare con dei deficienti? Non è che per caso potete farli vedere su una rete e basta? No, ti massacrano fino a che spegni la Tv dalla disperazione, non è possibile, non esiste altro, che tristezza.
Non trovo assolutamente giusto che di certi atleti ci si ricordi solo se vincono l’oro alle Olimpiadi e poi, prima e dopo vengano lasciati nel buio da cui sono emersi solo per un giorno e che per campare costoro poi siano costretti ad arruolarsi nella Forestale o nelle fiamme Oro mentre il più sfigato giocatore di serie C1 guadagna cifre paurose al suo cospetto, “c’est la vie” e “la vie” pare alquanto ingiusta in generale…

Non parliamo poi del nostro sport, ci fosse un Italiano che vince nei rally? Ah demonio! Tu che ruberesti gli sponsor al calcio e alla F1 pretenderesti anche di avere dello spazio in televisione? No neanche parlarne, anzi di rally parliamo solo se c’è qualche incidente così tutti vedono che pericolo pubblico che sei, i giovani all’uscita delle discoteche ti emulano (senza minimamente sapere chi sei per la verità) e si uccidono con le automobili, spirito di emulazione, i rally vanno vietati, tutti allo stadio a picchiarsi che è meglio!
A chi interesserebbe sapere che tal Gigi Galli ha vinto un rally mondiale, magari con la Mitsubishi?
A nessuno ovvio, anche perché si potrebbero distogliere dei potenziali spettatori ad altri programmi o sport, si farebbe pubblicità ad una casa automobilistica che non spende niente nella Tv e che se ne frega dei giornalisti, nemmeno invitandoli a mangiare un panino ogni tanto.
Ricordo ancora come fosse adesso il giorno in cui Liatti vinse il Montecarlo, sapete che fecero vedere in TV? Munari con la Fulvia e Biasion con la Delta per tutta la durata del servizio, dicendo che era il terzo italiano a vincere la gara monegasca dopo i leggendari trionfi appunto di Munari e Biasion, tanto che mia mamma passando davanti alla Tv disse “Ma guarda che bravo Munari ha vinto ancora nonostante l’età”.

Ora dopo quasi dieci anni le cose sono cambiate ancora in peggio e il mondiale non è più in mano alle case ufficiali che possono spendere dei soldi per pubblicizzare le loro vittorie, ma bensì a degli affitta-macchine che non vedono l’ora di caricare a bordo qualche pilota ricco, che vada forte o no chi se ne frega l’importante che paghi bene, tanto anche se vince che cosa vincerebbe? Niente perché il mondiale rally ormai è ridotto ad una sagra paesana in cui si corre dappertutto e ogni domenica o quasi, alla fine anche i più incalliti come me iniziano a dimenticare chi ha vinto l’ultima gara, tanto appena ti giri in un attimo ne hanno fatte altre due. Non capisci più chi va forte e chi va piano, chi si ferma o chi ritirandosi due/tre volte finisce lo stesso a punti, il sistema del punteggio premia chi arriva e non chi vince, le gare sono cortissime durano un baleno e finiranno molto presto negli stadi, che pur non è una brutta idea però va presa con attenzione per non snaturare ancora di più la specialità, insomma i rally sono cambiati troppo velocemente e stanno perdendo del tutto la loro identità.
Vincere pare non interessi più a nessuno, basta far partecipare una vettura che vada abbastanza forte e poi gli allocchi con strane bandiere sui finestrini arrivano e pagano per correre, lo sport non esiste più, c’è poco da ridere. Uno si fa un mazzo della Madonna nello JWRC o nel PWRC per cercare di diventare qualcuno e poi, dopo aver speso 100.000 Euro per gara te ne chiedono di sommarne altri 250.000 per continuare a giocare (e per fare 16 gare il budget è pauroso). Ma vale davvero la pena ad oggi cercare la strada del professionismo? Neanche un po’, a questo punto, ad un pilota forse conviene spendere dei soldi per un master sulle regole fiscali delle isole Cayman oppure di Malta, Cipro o Montecarlo e mettersi a cercare degli sponsor, poi alla fine correre è il meno, tanto a questo punto tutto si compra. Siamo piombati nel medioevo e solo il massiccio intervento delle case ufficiali (che dubito però si realizzi presto) potrebbe sbloccare la situazione tornando a dar valore commerciale alle vittorie.
D’altro canto non è che si pretende che Wilson o Richards ci rimettano di tasca propria per far correre la gente, però dopo essersi impadroniti della televisione ora hanno anche debellato la concorrenza per cui questi due signori sono i padroni assoluti della specialità in questo istante.
Nessuno ha capito bene come sia nata l’idea della super 2000 e perché sia al momento tenuta così in disparte, nessuno ha capito bene come mai Regis se ne sia andato così di fretta, mi sa che è stato un tentativo di golpe fallito, gli inglesi hanno ancora una volta vinto la loro battaglia, mantenendo il turbo delle WRC giapponese contro l’aspirato europeo, questo è il succo del problema. Bisogna valorizzare i campionati, fare in modo che chi vince vinca qualcosa di reale e di prestigioso così com’era un tempo, in modo che le case o le scuderie abbiano interesse a vincere e non solo ad affittare le macchine, quelle devono essere delegate a team secondari.
E pensare che fino al 2003 avevamo tutto questo, poi improvvisamente via le tre macchine per team, via questo, via quello fino al risultato finale, gli inglesi sono rimasti praticamente da soli e finalmente hanno le redini in mano, la stessa cosa che successe nell’87 dopo l’abolizione dei gruppi B. la Lancia restò praticamente da sola a marcare mondiali su mondiali, per fortuna che c’è ancora Loeb a contrastarli, vuoi vedere che riusciranno a perdere il mondiale anche quest’anno? Sarebbe da ridere.

L’Olimpiade lascia sempre un segno incredibile nei veri sportivi e quando un italiano vince l’oro è come se ognuno di noi lo vincesse con lui, le sue emozioni diventano le nostre emozioni in un momento indimenticabile per tutti. Questo è il fascino dei Giochi Olimpici.
Fosse per me farei un’olimpiade dei motori, ogni quattro anni, con tutte le specialità motoristiche radunate in 15/20 giorni di puro spettacolo, sarebbe sicuramente una manifestazione incredibile dove chi vince vincerebbe per il prestigio e dove le case pur di vincere si sfiderebbero all’ultimo respiro con i migliori piloti in gara. Che sogno sarebbe, ma vuoi che non ci abbiano mai pensato? E si che sarebbe un Business enorme, molto meglio che affittare macchine.