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10 ottobre 2004

Il mare ondeggiava calmo con il suo ritmo millenario e le onde frusciavano sfiorando il parco assistenza del 46 rally di Sanremo. Dentro al paddock Aimont Alberto Zambelli Rain esultava, Andrea Navarra e la Subaru si erano appena laureati campioni italiani.

Dall’altra parte, a pochi metri gli uomini della TRICO iniziavano a smontare il tendone nero mettendo i ferri pigramente nelle cassette, Giandomenico si era fermato sulla ps 4 , uno sporco improvviso aveva fermato la sua inimitabile cavalcata consegnando di fatto il tricolore all’uomo Subaru-Aimont.
In quel preciso momento finiva il CIR 2004 uno dei campionati più belli della storia dei rally italiani.

Il vincitore, Andrea Navarra ha dimostrato ancora una volta di essere un uomo da campionato, imbattibile sulla terra e affidabile sull’asfalto, non ha mai sbagliato un colpo e anche qui a Sanremo non si è fatto impaurire dal turbinio creato dai super 1,6 che ronzavano inferociti davanti a lui, ha mantenuto il suo ritmo di gara ed è giunto alla meta senza nemmeno faticare troppo, hanno pensato a far tutto i suoi avversari, pressati e costretti a vincere per poter sperare ancora di portarsi a casa quello che ormai era il suo titolo.

Certo che lui sarebbe davvero un uomo da mondiale, ne sono convinto, ma non tanto per la sua ottima prestazione al rally d’Italia dove ha sicuramente ben figurato, e dove comunque non poteva fare di più con una macchina pur ottima ma sicuramente inferiore a quelle del WRC, ma per la sua affidabilità. Il fatto che ormai non sia più un giovincello e che non conosca bene le gare del WRC lo mettono purtroppo fuori discussione, il fatto che arditi manager impongano lattanti come seconde guide a certe squadre è altrettanto fuori discussione “Impareranno” dicono… si impareranno… ma quando! Non è forse meglio prendere un pilota che ha già imparato almeno a guidare e a stare in strada? Nel giro di un anno o due Andrea potrebbe essere competitivo in almeno 8-10 gare e nel giro di due anni potrebbe essere competitivo in tutte e quindi in grado di portare punti sempre, perché a differenza di molti altri piloti lui le gare le finisce e bene. Sono convinto che sull’asfalto non sfigurerebbe anche perché poi di asfaltisti puri ormai in giro non ce ne sono più e anche i francesi più incalliti (Panizzi) si sono convertiti alla terra. A Montecarlo per esempio me lo giocherei nei primi, Acropoli, Turchia, Cipro, Argentina, Italia, Giappone, Messico potrebbe andare a podio, Corsica e Spagna ancora e allora ?
Già… e allora?
Forse avesse trovato un budget per fare il PWRC le cose sarebbero andate diversamente, forse fosse nato nel paese dei mille laghi ora avrebbe vinto tutto, forse, forse…
Ma se non gli diamo la macchina come faremo a saperlo?
Già è stata un’impresa farlo correre in Sardegna figuriamoci per il resto, i costi sono proibitivi e le vetture clienti sono dei bussolotti che spesso non fanno nemmeno i tempi dei gruppi N la terza macchina è stata abolita, le squadre povere hanno dichiarato bancarotta e allora?
Come sempre resta il rammarico di dire “Potremmo esserci anche noi” ma noi non ci siamo.
Da noi non esistono manager, eppure abbiamo insegnato al mondo intero come fare i rally, disgregata la squadra Lancia l’Italia è diventato il paese dei tira a campà e nessuno o quasi conosce il mondiale e i suoi meccanismi, ognuno tira l’acqua al proprio mulino e buonanotte, anzi c’è di peggio si cerca in tutti i modi di screditare chi il proprio lavoro lo fa e con successo, che brutta cosa l’invidia, soprattutto in mano a certi personaggi che hanno fatto della maldicenza il loro cavallo di battaglia.
I finlandesi, gli spagnoli, gli svedesi e ora perfino gli inglesi si sono organizzati noi no.
Qui si va troppo a simpatie e antipatie, piuttosto che dare in mano un’iniziativa a qualcuno si fa a meno di farla, rendiamoci conto che la gente capace c’è anche in Italia anche se sta fuori dal recinto e non porta la giacca blu o si inchina al passaggio del tal personaggio o presunto tale.
Non siamo più nel medioevo cari signori. SVEGLIA!

Tornando alla gara di Sanremo bisogna dire che è sempre bellissima e difficilissima, alla fine l’ha spuntata Renato Travaglia con una bellissima cavalcata e trilling nel finale, le gomme Michelin sicuramente hanno fatto la differenza senza togliere nulla a nessuno ma ho avuto la sensazione che i Pirellini fossero in netta difficoltà.
Giandomenico Basso dopo un inizio fantastico è piombato in uno sporco inatteso e l’ha tirata contro il muro, peccato… ma la palma del più veloce, anche se conta poco la porta a casa sempre lui, scaricato due anni fa e tacciato di incapacità assieme a Gigione Galli si è risollevato dalle sue stesse ceneri ritornando alla ribalta e ricordando ai “tecnici” che lui in macchina ci sa andare davvero, che le chiacchiere gli interessano poco e chi non gli ha dato la macchina due anni fa per il mondiale se ne sarà sicuramente pentito e se ne ricorderà guardando i tempi nelle notti insonni.

Bellissima gara anche per il giovane Franchino Cunico che alla veneranda età di 50 meno 3 lotta fino all’ultimo per la vittoria, tirando fuori dal cilindro un tampone sull’ultima prova, accidenti che fenomeno… Per lui il mondiale ormai è cosa passata da quando litigò con Malcom Wilson, ma la sua longevità e caparbietà sono da ammirare, prevedo che lo avremo in mezzo ai piedi per chissà quanto tempo ancora (e ben venga si intende) quasi quasi mi rimetto il casco anch’io… Uhm…
Scherzi a parte Franco ha fatto una delle più belle gare degli ultimi anni “Più di così non va” esclamava così come l’altro senatore dei rally Piero Liatti, lamentava una coppia troppo alta e una certa difficoltà ad uscire dalle curve “Ma in discesa mi fa divertire un mondo” replicava Wanda Geninatti e silenziosamente guardava le gomme.
Pensavo ai giovani, ma anche i vecchi se la cavano bene, che senso ha mettere su un WRC uno di 18 anni se poi uno di quasi 50 va ancora come un treno, meglio andare per gradi forse, qui abbiamo ancora in giro tale Piero Liatti per esempio che di mondiale se ne intenderebbe ancora, che facciamo lo buttiamo?

La rivelazione del rally è senza dubbio Alex Perico terzo assoluto a meno di un minuto dal primo al suo esordio nel CIR, cose da non credere, adesso andate pure a dire che ha provato da sei mesi e che ha la macchina sporca mi raccomando!
Dopo aver dominato il TIR si è timidamente affacciato alla gara di Sanremo facendo una figura egregia, non ne avevo dubbio, ma la tensione della lotta contro i big può anche giocare brutti scherzi, lui invece non ha fatto una piega e ha puntato dritto al bersaglio colpendolo in centro.
Bravissimo!
Alex è un giovane da tenere d’occhio e cerchiamo di non farci scappare anche questo per favore, oppure di fargli fare la solita anonima fine. In realtà non è vero che non c’è nessuno che va forte in Italia e ci sono anche i giovani a quanto pare: Scorcioni, Bettega, Scandola, Perego e molti altri che nel caso qualcuno avesse dei dubbi può sempre farmi un colpettino di telefono…
Purtroppo stiamo sempre a sperare che nasca un altro Zanussi ricco e veloce e magari diamo le macchine a mediocri chiacchieroni che poi alla fine si lamentano di tutto senza mai fare un tempo.

Un discorso a parte merita Patrizia Sciascia che ha fatto una gara stupenda, prendendosi il lusso perfino di lanciare coriandoli nei tornanti (se ti rivedo!!!!)… Si parla insistentemente in Subaru di fare una vettura per un equipaggio femminile e sinceramente non vedo altre titolari se non la simpatica e semplice Patrizia, penso che Zambelli Rain con la sua competenza non si lasci sfuggire questa occasione anzichè magari far posto a due veline che sicuramente potranno fare immagine ma poi intaseranno le speciali, provocando le ire degli appassionati e di chi gli parte dietro.
Sicuramente non è una bella immagine commerciale vedere la propria vettura raggiunta in prova da quella della concorrenza, con questa filosofia la Mouton non sarebbe mai nata, e Michelle ne ha fatta di pubblicità all’Audi.

Le forature hanno fatto strage in questa gara, Andreucci, Rossetti, Dallavilla, Longhi sono stati i più penalizzati.
Luca stava per mettere le mani sul piatto d’oro quando a sette km. dalla fine una ruota si è malamente sgonfiata facendolo retrocedere al quinto posto. “Cose della vita” che però se non succedono è meglio, Luca ha raggiunto un ottimo livello tecnico lavorando metodicamente su se stesso e la vettura ora è molto performante, la vittoria deve per forza arrivare presto, lui ha la testa giusta anche se mette la bandana e gli occhiali che non piacciono a qualcuno dei soliti citati prima.
Paolo ha sfoderato la classe di sempre ma anche lui ha dovuto fare i conti col malefico crick nelle prime prove, la mia impressione è che le gomme non siano state all’altezza e basta guardare i tempi per capirlo. Il primo Pirelli era Perico con le gomme clienti…
Capita anche questo, si vince e si perde e Paolo questo lo sa, non ha fatto una piega e ha terminato la gara come se niente fosse, d’altra parte che dovrebbe dimostrare ancora Ucci?
Un po’ sottotono il Dalla che come tempi non ha impressionato, nonostante sia un gran lottatore ho l’impressione che dopo la prematura foratura e relativo cambio di gomma in prova abbia un po’ mollato la lotta, capita anche questo nei rally, lui quest’anno credo abbia il record di forature.
Pierino Longhi ha bucato anche lui quando ormai sembrava fatta di finire dietro a Navarra, cambiata la ruota in prova e addio a 4 minuti, Piero comunque è un bel personaggio, anche se gli è mancata la vittoria quest’anno è un pilota completo e capace di ottimi risultati e ha un carattere incredibilmente piacevole.
Peccato per Ago che ha rotto la turbina quando non stava per niente lontano dal duo di testa del gruppo N, anche le Yokohama non vanno poi così male come dicono, altrimenti come uscirebbero quei tempi? I casi sono due o andavano bene loro o andavano male anche tutte le altre…

Il mare continua il suo eterno movimento e anche il CIR 2004 va messo presto nei cassetti dei ricordi e sarà ricordato per essere il secondo campionato perso dalla Fiat dopo quello del lontanissimo 1981, onore ai vincitori e onore anche agli sconfitti, le gare sono belle se sono combattute e quando si combatte anche chi perde ha onore.
Quest’anno pietre e chiodi sono rimasti negli armadi, forse qualcuno ha capito che questo fa male alla specialità e basta, speriamo bene!
La CSAI con i suoi pregi e difetti ha saputo organizzare un campionato degno di una nazione come l’Italia, combattuto e ricco di motivi di interesse, non resta che continuare su questa strada facendo tesoro delle esperienze maturate in questa stagione per migliorare ancora la specialità, i rally devono vivere, chi non è interessato a farlo ci lasci perdere per favore…

foto Massimo Bettiol