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02 marzo 2004

Un’emozione mi ha preso lo stomaco quando dietro all’ultima curva, le mura di Volterra si mostravano con tutta la loro maestosità.


 A destra le colline toscane illuminate da un rossastro sole che rimbalzava sulla nebbiolina della sera facevano tornare in mente i mitici Sanremo. Guardando in basso sembrava ancora di vedere le decine di migliaia di spettatori che si agitavano al passaggio delle Lancia delle Audi delle Peugeot, che tempi! Quanti ricordi sbiaditi all’ombra di quelle storiche mura che ora tornavano ad ospitare una gara importante.

“Chissà come sarà il CIR visto da dentro” mi chiedevo perplesso, erano anni che non seguivo una gara del Campionato Italiano. “Quest’anno mi farò qualche gara del CIR, con tranquillità senza dipendere dagli aerei, senza rompermi le scatole a diventar matto, lo scorso anno ho fatto l’esaurimento nervoso a seguire il mondiale, no no basta!” Avevo proclamato a tutti.

Giusto il tempo di parcheggiare e di mettere la valigia in camera che mi vengono a prendere per andare alla verifiche tecniche. Un piazzale sterrato , anzi fangato e buio con una tenda nella quale più che una verifica tecnica sembrava di assistere ad una riunione di Al Quaeda, quattro piloti, quattro commissari due carabinieri…. Nessuno….”Altro che le migliaia di persone che assistevano alle verifiche solo qualche anno fa, qui sembra di essere alle verifiche degli abusivi che organizzavamo con Loris 25 anni fa. Se porti qui uno sponsor ti chiede i danni, altro che...” Constatavo con amarezza. Queste sono le gare “nuova maniera” le gare “Compact” tutto programmato anche quando devi andare in bagno…

Il mattino seguente ci rechiamo allo Shakedown dove passo la prima ora a salutare gente che conosco… “Finalmente ti si vede” mi dicono non sapendo che in quel momento rimpiangevo il mio divano più di ogni altra cosa. La macchina numero 10 di Ceccoli, pilota che sto seguendo nella preparazione tecnica personale non ne vuol sapere di andar in moto… Finalmente dopo aver tentato di tutto anche trainandola chissà dove il boxer Subaru inizia a girare.  Un giro e il povero Daniele torna dicendomi “Non va sta macchina”.
“Ci risiamo” penso “tutti uguali ‘sti piloti”. “Fai due giri e prendi i tempi poi vediamo” Rispondo senza dar peso alla questione. Due meccanici nel frattempo sono alle prese con il recupero dell’olio, guardo distrattamente la scena ma qualcosa non mi torna vedendoli aggiungere parecchio olio nel motore.
“Ne mancava un poco” mi dice sorridendo uno di questi. La macchina riparte e quando passa davanti a me vedo un bel fumetto bianco uscire da sotto. “Preparatevi ad andarla a prendere perché mi sa che non torna” Intanto vado da un altro pilota che seguo dalla metà dello scorso anno, Luca Rossetti a chiacchierare di gomme.  La Subaru numero 10 torna al traino, motore kaputt, sono le 11,45.

All’una e trenta si decide di cambiare il motore, la portano in un agriturismo e i meccanici di Bertino uniti a quelli della squadra di Ceccoli lo cambiano in un ora e quaranta, davvero bravi. Il motore però gira male perché l’elettronica non è la stessa e il motore prestato gentilmente da Bertino non è compatibile con l’elettronica a bordo della vettura. Non fa nulla si va lo stesso anche con la metà dei cavalli.

La vettura parte dall’agriturismo per andare alla partenza che dista 11 km. ma a metà strada salta il differenziale anteriore…. Ceccoli parte con la ripartizione completamente sul posteriore, praticamente una 131 Abarth. Tutto sommato i suoi tempi non sono neanche male, perde in media 3 sec/km. dal primo ed è davanti a gente che ha le macchine a posto.
“Teniamo duro domani ci sarà una selezione tremenda visto il tempo previsto”

Il diluvio si scarica sulla zona del rally e la neve inizia a mischiarsi con la pioggia, fa freddo e nel parco l’atmosfera è tetra, l’ombrello che tengo di solito nella macchina è sparito, costringendomi sotto la fitta pioggia. Nella prova sei una perdita d’olio, probabilmente causata dalla rottura del motore fa incendiare la macchina di Ceccoli. Daniele tenta di spegnerla con l’estintore di bordo, ma questa non si spegne, qualche parte speciale continua a bruciare nonostante il pilota la butti in un fiumiciattolo alto mezzo metro. Si procura un secchio e con questo tenta di spegnerla ancora buttandoci acqua a volontà.
Nessuno interviene, nemmeno i commissari che guardano la scena sgomenti e totalmente impreparati all’evento. Daniele resta parecchio tempo nell’acqua procurandosi un serio principio di congelamento. Finalmente qualcuno lo carica in ambulanza e la prova viene fermata anche per far intervenire i pompieri.

L’ambulanza parte per l’ospedale di Volterra seguendo l’itinerario della prova speciale e non come sarebbe più comodo, uscendo dal bivio nella quale era stazionata. Dopo alcuni km. causa l’impeto del pilota della stessa, l’ambulanza esce di strada e si impantana in un fosso, richiedendo l’aiuto di un trattore per uscirne… Daniele arriva all’ospedale dopo un ora e quaranta minuti, fortunatamente non era in pericolo di vita, altrimenti…..

Viene ricoverato perché alcune dita dei piedi sono nere causa la mancanza di circolazione sanguinea e i medici sono piuttosto preoccupati. Nel frattempo i commissari sportivi dopo una seduta piuttosto lunga decidono di ammonire e diffidare Ceccoli come concorrente per aver provocato la sospensione della prova…… Inutile fare dei commenti ma devo dire che il mio impatto con il CIR fa riflettere molto sulla situazione del nostro sport qui in Italia. Ho già scritto che sarebbe utile investire in sicurezza invece che attaccarsi a stupidaggini, ma mi rendo conto della difficoltà che c’è soprattutto nel reperire elementi umani validi, professionali e motivati.

Stiamo pagando una politica basata sul “tiriamo a campare” stiamo creando centinaia di regole che non servono a nulla anche perché nessuno è in grado di farle rispettare o peggio di capire perché si fanno. Si tralasciano norme elementari quali la sicurezza e la competenza degli addetti ai lavori, si strutturano le gare senza pensare alle esigenze dei piloti privati e senza pensare che ogni rally ha la sua struttura, si allontana il pubblico perché il pubblico è un problema e perché nessuno è in grado di gestirlo.

Siamo un esercito senza generali come lo fummo a Caporetto.

foto Massimo Bettiol