Lo scettro ottenuto nel Tempio della Velocità ha permesso al francese di eguagliare un mostro sacro del rallismo internazionale
Sono bastate appena due vittorie a Sébastien Ogier per laurearsi campione del mondo per la settima volta in carriera. Arrivato all'ultimo round di Monza in ritardo di 14 punti sul compagno di squadra Elfyn Evans, il francese ha dato l'ennesima dimostrazione di possedere una marcia in più rispetto alla concorrenza e di saper leggere le gare meglio di chiunque altro. Se infatti l'asso di Gap ha avuto la freddezza di affrontare con cautela i tratti più insidiosi della corsa italiana, il figlio d'arte, per paura di perdere tempo non ha prestato la necessaria attenzione finendo per sbagliare e buttare così una corona che sembrava scontata.
Inferiore solamente a Sébastien Loeb per quanto riguarda il numero di titoli conquistati finora, domenica scorsa Séb ha raggiunto Juha Kankkunen nella speciale classifica dedicata ai trionfi con differenti costruttori, 3 in entrambi i casi: Volkswagen (dal 2013 al 2016), M-Sport Ford (2017- 2018 ) e Toyota (2020)per il transalpino, e Peugeot (1986), Lancia (1987 e 1991) e Toyota (1993) per il finlandese.
"All'inizio davo molta più importanza alle statistiche", ha confessato al sito DirtFish. "Certo mi fanno piacere, ma credo siano più interessanti per i media o i tifosi. A mio avviso è difficile comparare epoche e generazioni diverse. Ciò che conta è che io sia il migliore oggi, che mi diverta e trasmetta questo piacere alle persone con cui lavoro".
"Sette è ovviamente un bel numero, ma è esattamente quello che è. Preferisco pensare al fatto che mi sono affermato in un'ulteriore occasione e con un gruppo nuovo, anche se alcuni membri della squadra erano con me già in VW", ha quindi aggiunto il 36enne dando appuntamento al 2021. "E' stato un campionato speciale, più corto del previsto. Questo ha fatto sorgere in me il desiderio di continuare a correre così da terminare il mio percorso con una stagione normale", la sua riflessione finale.
Chiara Rainis